Dottor
Giorgio Gagliardi
Già Docente
presso Amisi Milano
Medico Psicoterapeuta
(n. 74 O. M. Como)
Relazione:
“Alcune Esperienze di visualizzazione volontarizzata. Esperimenti di visualizzazione della
Madonna come Entità fisica e spirituale - 24/12/1998”
Paper: “Analysis of a Few Experiences of Intentionally
Achieved Visualisation. Experiments Aimed at Visualising the Virgin Mary as a
Physical and Spiritual Entity – 24 December, 1998”
* * *
1. Premessa
Nelle prime registrazioni poligrafiche degli
stati modificati di coscienza religiosi (SMCR), soprattutto della trance
estatica, o meglio dell'estasi apparizionale di tipo Cattolico, come poi è
stato riportato e discusso in "Da Lourdes a Mediugorjie” (nota 13) e
"Studi scientifici su Mediugorije" ci si erano riproposte le seguenti
osservazioni:
- La
conferma neurofisiologica che tale stato modificato di coscienza religioso era
corrispondente a quanto enunciato nella mappa di Ronald Fischer degli stati di
coscienza e cioè uno stato di iperattivazione del sistema ortosimpatico o
ergotrofico (Hess) (e dalla letteratura clinica, descrittiva, religiosa), che
nella medesima mappa è all'estrema destra dopo l'eccitamento e
l'ipereccitamento.
- L'ipotesi
che tale stato estatico fosse riproducibile con una sequenza preordinata di tappe
comportamentali che immettessero nell'attivazione emozionale necessaria per
produrre quelle variazioni dei sistemi somatocomportamentali e psicobiologici
che innescano lo stato di coscienza modificato religioso quale l'estasi
apparizionale.Tale ipotesi prevedeva l'uso dell'ipnosi con una progressione
fenomenologica descrittiva dei singoli passaggi fino ad innescare la variazione
di stato.
- La possibilità
che esistessero più variabili del medesimo stato estaticoapparizionale, per cui
fosse possibile documentare differenti modalità per innescare questo stato
modificato e quindi per poter anche avvalorare stati più o meno sovrapponibili
ad altri stati di coscienza e differenziare stati estatici spontanei da stati estatici indotti.
- La
prima stesura di una tabella riepilogativa delle principali caratteristiche
comportamentali e biologiche differenziali tra vari stati di coscienza.
- La
proposta di una scheda tecnica delle principali osservazioni fenomenologiche
per un confronto eventualmente computerizzato, adottando terminologie
standardizzate, tra i vari cicli estaticoapparizionali.
Le registrazioni effettuate permisero la
costruzione di una Tabella Differenziale (nota 12, 13, 14), l'approntamento di
una scheda tecnica e di una nomenclatura relativa ai medesimi fenomeni, simile
al test di Rorschach, e la proposta di raggruppare gli stati estatici in
diversi tipi a seconda delle
caratteristiche più o meno comuni ad altri stati definiti di coscienza.
Questa relazione è un supporto all'ipotesi
che lo stato estatico apparizionale di tipo cattolico
ha più variabili o tipi ed un sottotipo è
- la volontarizzazione o meglio
- la tecnica di visualizzazione dell'immagine
mentale spontanea (in senso religioso mediata dal Soprannaturale, in senso
scientifico senza spiegazione documentabile) o
- provocata della figura umana più comune
delle Apparizioni Religiose Cattoliche e cioè della Madonna.
2. Visualizzazione,
stimolazione a produrre immagini mentali o immagini immaginative
Il profilo scientifico del fenomeno seguito è
stato il seguente:
Primo evento baseline
A Attivazione
B Incremento
C Prefase
immagine mentale
D Visualizzazione
immagine mentale
E Fine
visualizzazione
F Dopo
3. Osservazione scientifica dell'immagine mentale spontanea, e attribuita al Soprannaturale
Una cospicua bibliografia neuropsicologica e
cognitivista generata negli ultimi decenni ha iniziato coraggiosamente a
individuare e a differenziare il comportamento del cervello inteso come
elaboratore di stimoli e risposte e il comportamento autonomo della mente di
cui si conoscono tracce molto sfuggenti che scandiscono gran parte del lavoro
che si svolge in noi stessi, silenziosamente, in modo molto preciso, creativo e
spesso inconsapevole. (Si citano alcuni autori, come Kosslyn, Imagery, 1983; Polany, La conoscenza
inespressa, 1979; Miller, La teoria generale dei sistemi viventi, 1965; Lazarus,
In the Mind's Eye; Kosslyn, Image and Mind,1980; Gardner, La nuova scienza della mente, 1988; Chiari,
Cervello e mente, 1987; Mandler, Mind and Emotion, 1975; Mandler, Mind and Body, 1984; Richardson, Mental Imagery, 1969; Sacco, I giochi della mente, 1994, ecc.).
La scienza aveva catalogato l'uomo in
funzione dell'ambiente esterno e l’aveva quindi abituato e immesso nel mondo
esterno come un "responder"; la scienza cognitivista ha dimostrato
abbondantemente (Hebb, teoria degli assembramenti neuronali in Mente e Pensiero
1992) che noi umani possiamo aver orientato il nostro mondo interno con i
mattoni con cui costruiamo la nostra percezione esterna, ma è altrettanto reale
che il mondo interno non corrisponde proprio ai mattoni del mondo esterno o,
forse meglio, non lo sappiamo con esattezza.
La nostra rappresentazione interna avviene
per cosiddette "immagini mentali" che (secondo la scienza cognitiva)
non sono le figure degli oggetti dentro la testa, ma "qualcosa", una
conoscenza bi- o tridimensionale che ci richiama un qualcosa di conosciuto e
che rappresentiamo come meglio ci pare- soprattutto sotto la soggettiva
stimolazione emozionale del momento- che ne cambia i connotati e ogni
particolare dettaglio.
Questo "qualcosa" di conosciuto
improvvisamente ci avvisa che siamo spettatori/attori di quello che fuori da
noi non c'è, ma è proprio come se ci fosse, cioè una sensazione non derivante
dalla periferia del nostro corpo puntualmente portata al cervello dai nostri
trasmettitori sensoriali o scaricata da qualche centro emozionale che si attiva,
ma prodotta dalla prodigiosa macchina/non macchina che abbiamo chiamato mente,
e che proietta su uno schermo che non è schermo e si anima in un teatrino che
non è teatrino, ma sembra verosimilmente tale; figure immateriali e non fisiche
(Eccles, Il mistero uomo, 1981) si
materializzerebbero lungo le varie sequenze neurochimiche dei filamenti e
cellule nervose che sono l'unico mezzo disponibile di conoscenza e che
chiamiamo, non avendo a disposizione termini più comprensibili, ma anche più confusionari)
i nostri occhi interni.
Il tema della visualizzazione mentale tanto
di moda e di gergo comune, diventa improvvisamente uno sconosciuto conosciuto, un
detonatore che esplode improvvisamente, uno specchio che non è affatto specchio:
forse si tratta di più specchi o meglio di una realtà oltre lo specchio, aldilà
o al di qua dell'immagine.
Allora tutte queste parole suscitano più perplessità,
ma anche immagini mentali vere e proprie (Kulpe, 1900). Una domanda
fondamentale potrebbe essere come comprendere, come avvicinarci a questo
affascinante mondo interiore che viviamo quotidianamente con l'etichetta di
reale e che vive in noi come realtà esperienziale piacevole o disturbante (Hillgard
e Marquis, Conditioning and Learning,
1940), comunque di vita vissuta anche se solo nell'affascinante groviglio
specializzato dei circuiti e assembramenti, neuronali chiusi, rientranti, aperti,
monodirezionali, paralleli (Lorent de No, Hebb 1949, Von Seden 1960).
La visualizzazione, o immagini mentali
spontanee o evocate con tecniche idonee, talvolta spontanee, hanno molta
importanza nell'ambiente religioso che attualmente lascia più spazio alla mente
emozionale, all'emisfero non dominante o emozionale, solitamente il destro, al
sistema limbico o emozionale, dove il richiamo della figura/forma è dominante
sulla nuda sequenza delle terminologie e delle parole, che sono una differente
conoscenza (propositiva, Polany, La
conoscenza inespressa, 1979).
Non dimenticando che le parole sono una condensazione di figure mentali che il cervello ha
ormai assimilato e trascritto in simboli o insiemi di punti spazialmente
significativi (Miller, Pribram, Plans and
the Structure of Behavior, 1960).
Se la parola Madonna suscita la figura dolce
e delicata della Mamma di Gesù', quando la nostra mente ispeziona ben bene le
varie memorie a breve, medio e lungo termine si accorge che ci sono altre
madonne niente affatto dolci e delicate; questa relazione vuole separare
decisamente le varie figure che sono raggruppate sotto una medesima
terminologia a più significati, e a immagini mentali sovrapponibili, ma niente
affatto uguali, anche se le molteplici teorie più integrate (Hinton, Some Demonstrations
of the Effects of Structural
Descriptions in Mental Imagery, 1979; Shepard, Internal Representation:
Studies in Perception, Imagery and Cognition, 1981) ci presentano definizioni, classificazioni,
principi teorici di base e poi riconoscono una non fisicità della mente,
lasciando i soliti punti oscuri e le solite spiegazioni avvincenti, ma non del
tutto convincenti (Paivio 1986, in I
giochi della Mente, Sacco, 1994).
4. Visioni, Apparizioni: terminologia scientifica
La diffusione delle fenomenologie
apparizionali religiose, che in termini scientifici vengono chiamate Stati
Modificati di Coscienza Religiosi (RSMC), ha sempre suscitato interesse nel
mondo scientifico anche ufficiale per le possibili dimostrazioni o per la non
dimostrabilità dei limiti della scienza che l'uomo si è costruita a propria
misura e per l'interpretazione non allarmante che l'uomo, in base ai suoi
elaborati, dà a quanto succede.
Quando una persona segnala con suo
convincimento che è entrata in contatto con entità, figure, visioni, apparizioni,
nelle modalità stesse con cui avverte il mondo/ambiente che la circonda, e cioè
i sensi e le immagini mentali conseguenti, e queste persone, entità, visioni, apparizioni
non sono presenti nell'ambiente esterno, la scienza fa quadrato, alza gli scudi
della conoscenza e col supporto dei suoi principi afferma che:
1) La persona ha una modificazione funzionale
neurofisiologica anche spontanea, per cui proietta nell'ambiente o non (Neisser,
Conoscenza e realtà,1981), con un
meccanismo simile al sogno, quelle determinate figure e si dirà allucinazione o immagine mentale (reattiva), o meglio “immagine mentale
immaginativa”.
2) La persona ha visto qualcosa di fisico, e
lo ha interpretato e immedesimato in quella persona, entità, apparizione, visione con un
suo schema di riconoscimento talvolta "automatico " (Beck, 1976) e si
dirà “illusione”.
3) La persona ha uno squilibrio del sistema
mente/cervello per cui ha una alterazione biochimica, organica, come un
disturbo dissociativo grave, una sindrome del lobo temporale, e allora queste
persone, entità, visioni, apparizioni saranno il prodotto della sua disfunzione
cerebro mentale (Hubel e Weiss, 1963) e l'allucinazione
sarà “un’allucinazione patologica, cioè il prodotto di un ambiente neuronale
che è riconosciuto come uno sconosciuto o un estraneo”.
4) La persona ha imparato a sognare a occhi
aperti con tecniche di addestramento, per cui ha addestrato la sua memoria
fotografica (chiamata anche eidetica o iconica, che peraltro è una memoria
sviluppata nell'uomo soprattutto in età infantile - Paivio, Mental Representation, 1986) a suscitare
nei suoi centri associativi corticali quelle attivazioni che danno poi la
proiezione di una fotografia animata, bi- o tridimensionale- nell'ambiente
esterno medesimo o comunque fuori dal proprio corpo e in differenti condizioni
del sogno, poiché il soggetto assumerà posizioni statiche coerenti alla figura
che "visualizza" e sarà ancora “un'
immagine mentale più o meno elaborata o più o meno movimentata”.
5) Paivio (vedi nota precedente) nella
descrizione delle rappresentazioni mentali introduce un livello di uso
interessante e cioè ‘rappresentazioni
mentali che sono "psicologicamente" reali, le quali sono espresse
come eventi pubblicamente o privatamente osservabili’.
Questa rappresentazione figurale è molto
significativa anche perché si basa su una costruzione neuropsicofisiologica
frutto di molteplici ricerche (Head 1920, Piaget 1926, Lorent de No 1938, Hebb
1966, Minsky 1979, Abelson 1977, Guidano e Liotti, 1983) che con Popper, Pribram,
Eccles, Sperry, Festinger Weimer hanno costituito le teorie motorie della mente,
o teoria della mente attiva, dove è la mente stessa dell'individuo che ricerca
e costruisce i propri dati sensoriali (Sacco p. 73).
Si è qui introdotto il termine
"visualizzazione", che in termini scientifici significa (R. Shone):
- tutti i mezzi atti a rendere percepibile un
fenomeno che in quel momento è solo presente nella mente della persona;
- percezione mentale di un immagine visiva e
quindi immagine mentale non proiettata in nessun schermo interno del cervello, ma
che scatta lungo i circuiti e nei centri neuronali
con la richiesta stessa di realtà, anche se
rappresentata conoscitivamente in modo astratto, come con una parola o una
serie di parole.
Tale spiegazione soddisfa sufficientemente
quanto si vuole intendere in questa relazione per cui la proposta di
spiegazione del termine "visualizzare" è:
- Adottare
tutti i mezzi atti a rendere "reale" una complessa attività di centri
o aree emozionali che, nella loro attivazione danno anche origine a un’immagine
più o meno complessa riconosciuta dal soggetto come già nota; questa immagine,
che scaturisce dall'attivazione dei neuroni e delle loro reti chiuse, rientranti
(Sacco p. 82), potrà anche animarsi ed assumere facoltà pari a quelle
sensoriali, come il movimento, il parlare e altri comportamenti che l'uomo ha
nell'ambiente esterno, perché la mente "attiva" intesa come
"produzione immaginativa pura" è in grado di far muovere le sue
rappresentazioni (Kosslyn, 1989).
5. I mezzi, le tecniche, i condizionamenti per la
visualizzazione
Veniamo a tutti i mezzi atti a rendere
visibile o a tradurre in termini sensoriali l'attivazione di centri, aree
associative ecc..
Il fenomeno visionario/apparizionale
accompagna da sempre l'uomo, che fedelmente ha scritto fin dall'antichità
aneddoti, libri, fiabe, romanzi, interviste, inchieste, questionari per
rendersi conto, per spiegarsi questo improvviso uscire dalla quotidianità giornaliera
per accedere ad un mondo passato, se compare qualche persona disincarnata, a un
mondo diverso superiore, se compaiono entità fuori dalla nostra conoscenza, a
un mondo di sensazioni/allucinazioni che però non sono totalmente fuori dalla
realtà,in quanto queste visioni/apparizioni possono dare all'uomo una piacevole
o spiacevole emozione (teoria dell'immagine emozionale di Lang, 1979), degli
avvertimenti, degli indirizzi, dei messaggi banali, dei messaggi assurdi o dei
messaggi stimolanti.
Hebb per coerenza non ammette che esistono
mondi immateriali che possono influire sul fisico, sul cervello, perché queste
comunicazioni rivoluzionerebbero le scienze fisiche e biologiche (Hebb, nota p.
233) e, secondo lui, non esistono prove talmente concrete per fare un tale
passo da capovolgere la fisica, la neurofisiologia e la legge di conservazione
della massa/energia; ma la Madonna è un personaggio storico accertato e quindi
c'è un principio di autorità che va oltre la mente attiva singola: il problema
sta nel fatto se la Madonna attualmente viene percepita come reale e se è Lei o
il suo deposito nelle varie memorie che riaccende i circuiti neuronali del
"Sacro" o verosimilmente simile al sacro.
Molte di queste esperienze sono indubbiamente
state spontanee, dove per spontanee
si intende la non ricerca volontaria di queste percezioni; altre possono essere
state non intenzionalmente consce, ma il soggetto era un soggetto con capacità
(più o meno inconsce) di "produrre" (memoria eidetica o
"iconica"); alcune sono state prodotte con l'aiuto di sostanze idonee
a produrre visioni, e cioè estratti di vegetali o sostanze comunque
"Allucinogene", cioè in grado di produrre allucinazioni.
Quest’ultima categoria non verrà trattata, in
quanto il nuovo squilibrio biochimico provocato nei circuiti cerebrali è la
causa diretta di allucinazioni chiamate anche visioni, apparizioni.
Diverso è il domandarsi perché queste visioni/apparizioni
-possano
prodursi spontaneamente, anche
se il termine non è del tutto esatto, perché “spontaneo” significa senza una
causa precisa e determinabile, il che non fa altro che spostare di nuovo il
problema che si è già spiegato, almeno nei suoi tratti principali;
-oppure possano ottenersi con tecniche o addestramento a produrre
visioni o apparizioni.
Nell'uomo
esistono
delle condizioni fisiologiche in cui si producono immagini mentali vivide?
La psicofisiologia classica (Dsm IV T. R. ci
propone un quadro molto ristretto in cui l'uomo avrebbe queste immagini mentali
e cioè:
1) Nel presonno, o allucinazioni ipnagogiche,
cioè nella fase di destrutturazione di uno stato di coscienza.
2) Nel passaggio tra il sonno e la veglia, durante
il dormiveglia, cioè nella fase transizionale di ristrutturazione dello stato
di veglia.
3) Nel sogno o sonno REM.
E in queste tre condizioni si può già notare
una differenza notevole: la prima e seconda condizione si realizzano durante
una fase intermedia di stato non ancora definito, di passaggio, mentre la terza
condizione si realizza durante uno stato di coscienza già definito e strutturato
come il sogno o sonno REM.
Inoltre, nella psicopatologia organica, cerebrale
si hanno allucinazioni visive durante l'inizio o l'intero episodio epilettico
(DSM IV T R nota 15) e di solito queste allucinazioni provengono da scariche
neuronali delle aree associative sensitive.
Ma la psicologia cognitiva (Sacco) ci propone
tutta una serie di condizioni psicoterapeutiche in cui le immagini mentali
hanno un ruolo preponderante e decisivo:
- Tecniche di "Sogno da svegli
guidato", Desoille, 1961.
- Oniroterapia o guided affective imagery, Fretigny e Virel,
1968
- Psicoterapia eidetica (Ashen, in Sacco, p. 180),
composta dall'immagine, dall'aspetto somatico o risposta fisiologica
dell'immagine, dall'aspetto verbale del riconoscimento dell'immagine.
- Psicoterapie comportamentali e cognitiviste,
quali la desensibilizzazione sistemica,
le
tecniche di immersione o implosione (Stampyl, Levis, Rachman) o tecniche di
rinforzo positivo, negativo, estinzione e modellamento di J. Cautela, 1977, nel
training della gestione dell'ansia, di Richardson, 1971.
- Tecniche cognitive di Beck, 1985, di Sacco,1989
e nelle più recenti, in cui il contesto è di focalizzazione sensomotoria
immaginativa (Guidano, 1988).
Il mondo dell'immaginario è ormai ricchissimo
di potenziali che possiedono la capacità di organizzare le informazione secondo
delle fasi in cui sono presenti:
- proprietà elaborative dell'informazione
interna o esterna;
- proprietà che producono informazione
conoscitiva della medesima;
- proprietà di autoconsapevolezza di quanto
viene prodotto;
- proprietà auto-organizzativa, nel senso che
il significato che viene attribuito è specifico di sistemi altamente
specializzati a questa funzione (Sacco p. 251).
Grosse parole che nascondono più domande
ancora che risposte, ma arrivano al gradino dualistico mente-corpo inadeguato e
pericoloso (Chiari 1987); chissà poi perché, anche la psicologia cognitivista
non riconosce, umilmente, come Eccles e Popper, uno spirito o un'anima
altrettanto immateriale quanto la mente (almeno sembra) e da cui si potrebbero
avere informazioni proprio come nell'interazione mente-cervello: ma ricordiamo
che si sconvolgerebbero le leggi della psicofisiologia e di altre scienze più o
meno hard, e questo per molti non è lecito.
Ma la statistica, scienza riconosciuta, continua
ad accumulare fenomenologie apparizionali che sconvolgono o sembrano sconvolgere
anche la psicologia cognitivista e le teorie delle immagini mentali.
La fenomenologia apparizionale è soprattutto
presente in stati modificati di coscienza che la psicofisiologia ha già definito,
quali gli stati modificati di coscienza religiosi o le fenomenologie spontanee
apparizionali descritte come parapsicologiche, o comunque non religiose; per
queste ultime, siccome la fenomenologia non può attuarsi come per uno stato di
coscienza religioso, è lecito chiedersi se per caso, anche per le cosiddette apparizioni
non religiose o parapsicologiche, innescate da qualsiasi impulso, le persone si
trovino in uno stato modificato di coscienza che mima lo stato modificato riferibile
allo stato estatico.
Tuttavia, non sempre le persone che dicono di
trovarsi in estasi secondo lo schema di R. Fischer lo sono realmente, proprio
perché nella loro mente compare un’immagine immaginativa che può far loro
sembrare di essere in estasi, mentre invece possono trovarsi in un altro stato
modificato o alterato di coscienza, in cui prevalgono immagini immaginative.
Questa modalità dispercettiva riconosciuta in molte tecniche di psicoterapia
immaginativa può anche manifestarsi per motivazioni loro proprie o del gruppo
in cui il soggetto è inserito o si inserisce.
In base alla mappa degli stati di coscienza
di Fischer, lo stato estatico è lo stato all'estremo dell'attivazione continua
del sistema neurovegetativo ortosimpatico, mentre lo stato di coscienza ad
esempio dei medium, che non compare sulla mappa di Fischer, è sovrapponibile a
quello dell'attivazione del sistema neurovegetativo parasimpatico e perciò in
netta opposizione allo stato religioso estatico.
Quindi la fenomenologia dell'imagery mentale non ha un
unico correlato neurovegetativo particolare che Fischer chiama più o meno propriamente
“innesco”, ma dipende da attivazioni, collegamenti, scariche neuronali di
sistemi superiori più complessi, associati, collegati, antagonisti.
6. L'esperienza
con soggetti sensitivi per la fenomenologia apparizionale
Hillgard nel 1977 dimostrò che in ipnosi la
persona ha più possibilità di avere nello stesso momento esperienze differenti:
seguire quello che propone l'ipnotista, essere anche consapevole di tutto
quello che succede intorno a sé, anche se ha ricevuto la suggestione di non
sentire nulla, avere delle fantasticherie proprie. Tutte queste attività sono
attività coscienti, che però non comunicano tra loro; sono indipendenti l'una
dall'altra e, per portarle al livello della coscienza ordinaria, si devono
adottare delle tecniche particolari che aprono le varie camere della coscienza,
altrimenti l'esperienza principale potrà sembrare l'unica esperienza e le altre
ugualmente valide verranno magari "a galla" in particolari stati o
livelli
della coscienza medesima, che, opportunamente
stimolata, ricorda gli eventi paralleli che ha vissuto in ipnosi.
Hillgard afferma che non tutte le persone
riescono a ricordare gli eventi paralleli, ma distinti. Questa possibilità di
distinguere un soggetto che si dissocia facilmente e ha una coscienza A, B, C
suggerisce l'idea che la possibilità di far emergere gli Osservatori Nascosti, ma
vigili, che affiancano sempre l'attore del momento potrebbe, oltre che essere
frutto di un addestramento specifico, essere una predisposizione innata o un
apprendimento spontaneo a usare questa predisposizione, e quindi costituire una
facilità di accesso a stati modificati di coscienza, dove più osservatori
nascosti, anche se non sollecitati, mandano segnali conoscitivi, aprono canali
di informazione cosiddetta "spontanea".
Molti neurofisiologi hanno fornito prove
psicofisiologiche e anatomofunzionali che l'emisfero destro, ovvero non
dominante, emozionale, di una percentuale del 25% della popolazione normale non
subisce le modificazioni che riducono la popolazione neuronale del lobo
temporale, per cui detto lobo, in quelle persone, ha più assembramenti
neuronali e connessioni interemisferiche (Cazzaniga), che potrebbero essere la
base neurofisiologica delle persone sensitive che hanno flash, immagini mentali
che affiorano "spontaneamente", senza la necessità di particolari
stimoli, e che sono le basi delle fenomenologie esp e forse pk (Eccles).
Se queste affermazioni possono suscitare
scompiglio nelle attuali leggi scientifiche, venga dimostrata la falsificabilità
di queste affermazioni e venga soprattutto spiegato cosa ci stanno a fare
quegli assembramenti neuronali nel lobo temporale destro di queste persone e
perché hanno un numero di connessioni interemisferiche superiore alla norma.
All'emisfero destro viene riconosciuta la particolarità
di avere assembramenti neuronali specifici che determinano il flusso continuo
di immagini automatiche; il flusso di queste immagini spontanee, automatiche,
ha il compito di allertare i vari sistemi prima ancora della loro operatività e
anche la possibilità di ottenere immagini mentali da un limitato numero di
stimoli o condizioni ottimali per determinare un’informazione sufficientemente
significativa e quindi l'esperienza soggettiva (Kosslyn, p. 60), anche se
spontanea (Cazzaniga, 1988). Quindi non necessariamente le visioni o apparizioni
devono avere stimoli sufficientemente significativi per affiorare al livello di
coscienza in cui il soggetto ha la consapevolezza della visione o apparizione
medesima: possono restare su un flusso informativo parallelo e in tempi
cronologicamente più lunghi sintonizzare sul canale della consapevolezza e dare
l'informazione "spontanea".
L 'esistenza provata di soggetti sensitivi (secondo quanto recita il DSM IV
riconosciuti tali da una cultura di cui esprimono alcune variabili) afferma
che tali soggetti:
- Sono in possesso di una bassa soglia in
relazione ad un dato parametro di stimolo fisico.
- sono in possesso di una responsività rapida
e acuta, spesso implicante una percezione rapida od abnorme.
- sono responsivi anche agli stimoli minimi.
I soggetti sensitivi quindi potranno meglio
attivare il processo della loro mente attiva o sistemi di assembramento
neuronali della visualizzazione e non è nemmeno escluso che tutti noi umani
possiamo trovarci in particolari momenti in cui possiamo diventare dei soggetti
sensitivi, e cioè avere temporaneamente alta responsività a stimoli minimi, non
necessariamente esterni, ed essere quindi a "bassa soglia" rispetto
al manifestarsi di un dato evento fisiologico, come una sequenza di processi o
scene allucinatorie per attivazione di quei centri, aree associative o sistemi
coordinati che di solito fanno scattare tali sequenze solo durante fasi di
passaggio (presonno o preveglia) o fasi di stati particolari (sonno REM).
7. Gli
stati di coscienza
Lo studio degli stati di coscienza (SCA; SMC;
SMC Religiosi), le loro mappe (Fischer), la loro descrizione (Ludwing, Lapassade),
la descrizione dei sistemi di passaggio o dei sottosistemi che si attivano
hanno sempre rimandato il concetto di cosa si intende per coscienza, e questo è
abbastanza logico, poiché lo studio di questi stati alterati, modificati, è
quasi sempre avvenuto con la somministrazione di sostanze psicoattive, che
modificano profondamente la biochimica dei neurotrasmettitori e dei
neuromodulatori facendo venire quindi a mancare quella spontaneità del dato
fisiologico che, se non patologico, è però mediato, tipo "scarica
"neuronale”; i lavori anche di Groff, Cluver e Crick, che individuano
allucinazioni di tipo 1 o geometriche o simboliche, e allucinazioni di tipo 2, tipo
scene e quindi complesse, hanno la loro spiegazione in una disattivazione
chimica dello stato di coscienza inteso come elaboratore dello stimolo/riconoscimento/elaboratore
risposta all'ambiente, qualunque sia la coscienza residua.
I requisiti della coscienza proposti da
William James sono:
- La personalità della medesima: cioè l'hanno
sia gli individui che il loro sé.
- La mutevolezza, perché la coscienza è un di
processo di continuo aggiornamento su cose ed eventi anche esterni.
- La facoltà di volere: non si tratta cioè di
uno specchio dell'esperienza che si integra, ma va oltre l'integrazione; non
procede neppure con immagini mentali per guidare il comportamento.
7.1
Conclusioni?
G. Hedelman ha proposto, sulla base dei
concetti espressi di William James, due tipi di coscienza:
- una coscienza primaria;
- una coscienza di ordine superiore, dove per
ordine superiore Hedelmann non tiene affatto conto, come lui dice, di
"spiriti o fantasmi", cioè di un ordine superiore
"spirituale", fuori dalle nostre leggi fisiche o biologiche.
La coscienza primaria è lo stato di consapevolezza mentale dell'ambiente che ci
circonda, in cui si hanno immagini mentali dell'ambiente.
La coscienza superiore comporta il riconoscimento dei propri atti, dei propri
sentimenti, incorpora il modello di identità personale, dà valutazioni del
proprio passato, futuro e presente, è consapevole di modelli mentali senza il
coinvolgimento degli organi di senso:
cioè l'uomo è cosciente di essere cosciente.
G. Hedelman, a differenza di altre proposte
dell'organizzazione della coscienza, spiega che queste sue due categorizzazioni
sono basate su espliciti modelli neuronali ed esprime l’ipotesi che molte funzioni
specifiche della specie umane avvengano senza che la coscienza ne venga
interessata, come la sensazione della continuità spaziotemporale della veglia
usuale e le varie esperienze personali e soggettive di consapevolezza, cioè di
sensazioni e di sentimenti; la capacità di correlare e di riferire il campo
esperienziale mentre viene elaborato presuppone l'esistenza di meccanismi superiori,
quali forme di categorizzazione che noi possediamo e possiede chi è simile a
noi. Le forme di categorizzazione che ci distinguono sono elaborazioni classiche
percettive, concettuali, riferite ai valori e alla memoria individuale, che gli
scienziati scientisti imputano alle loro conoscenze ormai superate dalla fisica
subatomica, dimenticando che esistono i cosiddetti “campi PK” o “fenomeni
psichici” e il fenomeno delle “menti interconnesse” (nota 17) che segue la
teoria quantistica attualmente accettata da tutta la comunità scientifica,
anche se questa ha dovuto cambiare non poche leggi che precedentemente erano
giudicate fondamentali.
Nel tronco/encefalo ci sono e si integrano due principali sistemi neuronali:
- il troncoencefalo, e
- il sistema limbico: sistema basato sui
valori in arrivo, connesso anche agli organi del corpo; ha dei circuiti con
tempi di reazione variabili, adeguati ai sistemi riceventi e ai segnali in
arrivo, talvolta limitando il gran numero di segnali inusuali che possono
provenire dal mondo esterno e mandando in crisi alcuni centri di ricezione come
amigdala/ippocampo.
L'altra forma di organizzazione trasmettitrice
dal tronco è il talamo/corteccia, formato da nuclei che connettono e smistano
segnali sensoriali in arrivo e altri segnali cerebrali diretti alle aree della
corteccia: il sistema è sviluppato per ricevere segnali e poi rimodularli in comandi, risposte molto veloci, benché le
varie connessioni sinaptiche subiscano mutamenti che continuano per tutta la
vita a modificare quelle strutture funzionalmente.
I due sistemi sono collegati e quello superiore
è funzionale per l'apprendimento di adattamenti sempre più complessi, in modo
che avvengano delle decodificazioni che separate non servono, ma che, collegate
e assemblate, possono ricostruire un evento, cioè un insieme ordinato dal punto
di vista spaziotemporale con riordino e smistamento di eventi conosciuti e
sconosciuti da codificare, alcuni legati a coeventi della scena da connessioni
fisiche, causali o correlate, o senza legami di questo tipo.
- La capacità di ricostruire una scena offre
il vantaggio di mettere assieme eventi nuovi con eventi esperienziali passati molto
importanti, che avranno depositi mnemonico/emozionali comuni, e quindi con
elementi comuni nella rievocazione dei medesimi e anche intercambiabili per alcune
loro caratteristiche.
- La capacità di realizzare queste scene è
quanto ci si aspetta dalla coscienza primaria integrata e dislocata nelle aree
corticali interpretative e rievocative, ma con connessioni implicite col sistema
limbico, che di solito precedono e modulano la dislocazione secondaria nelle
aree corticali.
7. 2 Sperimentazioni
sul campo e/o documentate
La difficoltà nell’affrontare l’esperienza di
un soggetto che si autodefinisce veggente di una Entità disincarnata o di
Entità non incarnate prevede tutta una serie di accertamenti fisici, psicologico-psichiatrici
e fenomenologici, con riscontri clinici e strumentali tutt’altro che
trascurabili per non incappare in errori di valutazione, che sono più di danno
che di vantaggio.
Diverse volte si sono fatte registrazioni
sperimentali sul campo con tecniche non invasive, come la trance ipnotica
indotta (nota 11, 12, 13) in varie persone autonominatesi veggenti/visionari, e
gli esiti strumentali hanno dato risultati, come era prevedibile, di uno stato
di trance ipnotica, cioè non paragonabili alle registrazioni in stato di realtà
ordinaria, ma piuttosto prevalenti di uno stato modificato discreto o
modificato di tipo ipoattivato (rispetto all’eventuale reale o di trance
estatica). Diverse sono le interpretazioni non strumentali antropologiche e
culturali, ma ipotizzate, come dalla Bourguignon (1968) ed altri, come
Lapassade (nota 11, pag. 66). Gli esperimenti di visualizzazione invece, hanno
dato risultati discordanti, sebbene incoraggianti per uno studio futuro strumentale,
più svincolato da collegamenti a strumenti, ma in wireless.
Gli esperimenti in ipnosi (nota 11, 12) hanno
confermato uno stato di ipoattivazione rispetto alla trance estatica, mentre un
soggetto in stato di realtà ordinaria ha evidenziato una corrispondenza con la
trance da visualizzazione suggerita (“ricorda l’ultimo tuo episodio”, nota 12,
pagg. 173 ss) e con oscillazioni neurofisiologiche e caratteriali della realtà
ordinaria e culturale personologica.
Interessanti sono state anche le esperienze di
induzione di trance ipnotica a Sofferetti, dove, oltre a due soggetti ritenuti
visionari che rivelavano uno stato di non superamento della soglia di realtà e
di iperventilazione e con un soggetto sperimentale non sensitivo né
autodefinitosi veggente/visionario, si è constatato come l’aumento del sistema
ortosimpatico è anche, oltre alla trance estatica, segnale di ansietà spinta
all’estremo, cioè iperortosimpatico, non da quanto previsto nella tabella della
trance estasi (pag 248, nota 12) e che era accompagnato da squilibrio
neurovegetativo in arousal (nota 13
pag. 75) senza i parametri che si sono riscontrati in chi si avvia a una trance
estatica e che hanno dato origine alla tabella differenziale di quattro stati
di coscienza (nota 12, pag 251, nota 13 pag. 91; vedasi anche nota 14, pag. 79).
8. 0
Bibliografia
(1) Churchill Medical Dictionary, pag. 2103
(2 ) Sacco, I giochi della mente, Melusina, 1994
(3 ) D. Hebb, Mente e pensiero, Il saggiatore,
1980
(4) R. Shone, La visualizzazione creativa, Astrolabio
1984
(5) S. Kosslyn, Le immagini nella mente, Giunti
1989
(6) Hillgard, Divided consciousness: Multiple Controls in Human Thought
and Action, Wiley 1977
(7) M. Cazzaniga, Aspetti cognitivi e
neurologici della disconnessione emisferica nel cervello
umano, Discussions in Neurosciences vol VI, n. 4 1990
( 8) S. Kosslin, Le immagini nella mente, Giunti
1989
(9 ) Haynes, Il crollo della mente bicamerale
e la nascita della coscienza,
(10 ) G. Gagliardi, "La rinascita della
mente bicamerale", in Yerebatan, Collana di Psicologia dell'Immaginario, Thema
Editore Bologna, 1988
(11) AAVV, la fenomenologia della coscienza
normale ed alterata, Ed. Theta, pag. 44, 66, 121, Theta pubblicazione 1994
(12) A. Resch, G. Gagliardi, I veggenti di
Mediugorije, ricerca psicofisiologica 1998 Ediz. Resch
13) G. Gagliardi, M. Margnelli, Le
Apparizioni della Madonna, da Lourdes a Mediugorije, Edizioni Riza Scienze,
luglio 1987
(14) G.
Gagliardi, La Madonna Negata, E-book 2011 (http://giorgiogagliardi.beepworld.it/)
(15) AAVV, D S M IV T R, Edizioni Masson 2006
(16) Gerald
Hedelman, Darwinismo neurale: la
teoria della selezione dei gruppi neuronale, Edizioni Einaudi 1995
(17) Dean Radin, Menti interconnesse, Ediz.
Med., 2006
Nessun commento:
Posta un commento