martedì 10 settembre 2013

“Alcune Esperienze di visualizzazione volontarizzata. Esperimenti di visualizzazione della Madonna come Entità fisica e spirituale - 24/12/1998”/“Analysis of a Few Experiences of Intentionally Achieved Visualisation. Experiments Aimed at Visualising the Virgin Mary as a Physical and Spiritual Entity – 24 December, 1998”

Dottor Giorgio Gagliardi
Già Docente presso Amisi Milano
Medico Psicoterapeuta (n. 74 O. M. Como)


Relazione: “Alcune Esperienze di visualizzazione volontarizzata. Esperimenti di visualizzazione della Madonna come Entità fisica e spirituale - 24/12/1998”

Paper: “Analysis of a Few Experiences of Intentionally Achieved Visualisation. Experiments Aimed at Visualising the Virgin Mary as a Physical and Spiritual Entity – 24 December, 1998”

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1. Premessa


Nelle prime registrazioni poligrafiche degli stati modificati di coscienza religiosi (SMCR), soprattutto della trance estatica, o meglio dell'estasi apparizionale di tipo Cattolico, come poi è stato riportato e discusso in "Da Lourdes a Mediugorjie” (nota 13) e "Studi scientifici su Mediugorije" ci si erano riproposte le seguenti osservazioni:

- La conferma neurofisiologica che tale stato modificato di coscienza religioso era corrispondente a quanto enunciato nella mappa di Ronald Fischer degli stati di coscienza e cioè uno stato di iperattivazione del sistema ortosimpatico o ergotrofico (Hess) (e dalla letteratura clinica, descrittiva, religiosa), che nella medesima mappa è all'estrema destra dopo l'eccitamento e l'ipereccitamento.

- L'ipotesi che tale stato estatico fosse riproducibile con una sequenza preordinata di tappe comportamentali che immettessero nell'attivazione emozionale necessaria per produrre quelle variazioni dei sistemi somatocomportamentali e psicobiologici che innescano lo stato di coscienza modificato religioso quale l'estasi apparizionale.Tale ipotesi prevedeva l'uso dell'ipnosi con una progressione fenomenologica descrittiva dei singoli passaggi fino ad innescare la variazione di stato.

- La possibilità che esistessero più variabili del medesimo stato estaticoapparizionale, per cui fosse possibile documentare differenti modalità per innescare questo stato modificato e quindi per poter anche avvalorare stati più o meno sovrapponibili ad altri stati di coscienza e differenziare stati estatici spontanei da stati estatici indotti.

- La prima stesura di una tabella riepilogativa delle principali caratteristiche comportamentali e biologiche differenziali tra vari stati di coscienza.
- La proposta di una scheda tecnica delle principali osservazioni fenomenologiche per un confronto eventualmente computerizzato, adottando terminologie standardizzate, tra i vari cicli estaticoapparizionali.

Le registrazioni effettuate permisero la costruzione di una Tabella Differenziale (nota 12, 13, 14), l'approntamento di una scheda tecnica e di una nomenclatura relativa ai medesimi fenomeni, simile al test di Rorschach, e la proposta di raggruppare gli stati estatici in diversi tipi a seconda delle caratteristiche più o meno comuni ad altri stati definiti di coscienza.

Questa relazione è un supporto all'ipotesi che lo stato estatico apparizionale di tipo cattolico
ha più variabili o tipi ed un sottotipo è

- la volontarizzazione o meglio
- la tecnica di visualizzazione dell'immagine mentale spontanea (in senso religioso mediata dal Soprannaturale, in senso scientifico senza spiegazione documentabile) o

- provocata della figura umana più comune delle Apparizioni Religiose Cattoliche e cioè della Madonna. 

2. Visualizzazione, stimolazione a produrre immagini mentali o immagini immaginative


Il profilo scientifico del fenomeno seguito è stato il seguente:

Primo evento baseline

A  Attivazione

B  Incremento

C  Prefase immagine mentale

D  Visualizzazione immagine mentale

E  Fine visualizzazione


F  Dopo

3. Osservazione scientifica dell'immagine mentale spontanea, e attribuita al Soprannaturale


Una cospicua bibliografia neuropsicologica e cognitivista generata negli ultimi decenni ha iniziato coraggiosamente a individuare e a differenziare il comportamento del cervello inteso come elaboratore di stimoli e risposte e il comportamento autonomo della mente di cui si conoscono tracce molto sfuggenti che scandiscono gran parte del lavoro che si svolge in noi stessi, silenziosamente, in modo molto preciso, creativo e spesso inconsapevole. (Si citano alcuni autori, come Kosslyn, Imagery, 1983; Polany, La conoscenza inespressa, 1979; Miller, La teoria generale dei sistemi viventi, 1965; Lazarus, In the Mind's Eye; Kosslyn, Image and Mind,1980; Gardner, La nuova scienza della mente, 1988; Chiari, Cervello e mente, 1987; Mandler, Mind and Emotion, 1975; Mandler, Mind and Body, 1984; Richardson, Mental Imagery, 1969; Sacco, I giochi della mente, 1994, ecc.).

La scienza aveva catalogato l'uomo in funzione dell'ambiente esterno e l’aveva quindi abituato e immesso nel mondo esterno come un "responder"; la scienza cognitivista ha dimostrato abbondantemente (Hebb, teoria degli assembramenti neuronali in Mente e Pensiero 1992) che noi umani possiamo aver orientato il nostro mondo interno con i mattoni con cui costruiamo la nostra percezione esterna, ma è altrettanto reale che il mondo interno non corrisponde proprio ai mattoni del mondo esterno o, forse meglio, non lo sappiamo con esattezza.

La nostra rappresentazione interna avviene per cosiddette "immagini mentali" che (secondo la scienza cognitiva) non sono le figure degli oggetti dentro la testa, ma "qualcosa", una conoscenza bi- o tridimensionale che ci richiama un qualcosa di conosciuto e che rappresentiamo come meglio ci pare- soprattutto sotto la soggettiva stimolazione emozionale del momento- che ne cambia i connotati e ogni particolare dettaglio.

Questo "qualcosa" di conosciuto improvvisamente ci avvisa che siamo spettatori/attori di quello che fuori da noi non c'è, ma è proprio come se ci fosse, cioè una sensazione non derivante dalla periferia del nostro corpo puntualmente portata al cervello dai nostri trasmettitori sensoriali o scaricata da qualche centro emozionale che si attiva, ma prodotta dalla prodigiosa macchina/non macchina che abbiamo chiamato mente, e che proietta su uno schermo che non è schermo e si anima in un teatrino che non è teatrino, ma sembra verosimilmente tale; figure immateriali e non fisiche (Eccles, Il mistero uomo, 1981) si materializzerebbero lungo le varie sequenze neurochimiche dei filamenti e cellule nervose che sono l'unico mezzo disponibile di conoscenza e che chiamiamo, non avendo a disposizione termini più comprensibili, ma anche più confusionari) i nostri occhi interni.

Il tema della visualizzazione mentale tanto di moda e di gergo comune, diventa improvvisamente uno sconosciuto conosciuto, un detonatore che esplode improvvisamente, uno specchio che non è affatto specchio: forse si tratta di più specchi o meglio di una realtà oltre lo specchio, aldilà o al di qua dell'immagine.

Allora tutte queste parole suscitano più perplessità, ma anche immagini mentali vere e proprie (Kulpe, 1900). Una domanda fondamentale potrebbe essere come comprendere, come avvicinarci a questo affascinante mondo interiore che viviamo quotidianamente con l'etichetta di reale e che vive in noi come realtà esperienziale piacevole o disturbante (Hillgard e Marquis, Conditioning and Learning, 1940), comunque di vita vissuta anche se solo nell'affascinante groviglio specializzato dei circuiti e assembramenti, neuronali chiusi, rientranti, aperti, monodirezionali, paralleli (Lorent de No, Hebb 1949, Von Seden 1960).

La visualizzazione, o immagini mentali spontanee o evocate con tecniche idonee, talvolta spontanee, hanno molta importanza nell'ambiente religioso che attualmente lascia più spazio alla mente emozionale, all'emisfero non dominante o emozionale, solitamente il destro, al sistema limbico o emozionale, dove il richiamo della figura/forma è dominante sulla nuda sequenza delle terminologie e delle parole, che sono una differente conoscenza (propositiva, Polany, La conoscenza inespressa, 1979).

Non dimenticando che le parole sono una condensazione di figure mentali che il cervello ha ormai assimilato e trascritto in simboli o insiemi di punti spazialmente significativi (Miller, Pribram, Plans and the Structure of Behavior, 1960).

Se la parola Madonna suscita la figura dolce e delicata della Mamma di Gesù', quando la nostra mente ispeziona ben bene le varie memorie a breve, medio e lungo termine si accorge che ci sono altre madonne niente affatto dolci e delicate; questa relazione vuole separare decisamente le varie figure che sono raggruppate sotto una medesima terminologia a più significati, e a immagini mentali sovrapponibili, ma niente affatto uguali, anche se le molteplici teorie più integrate (Hinton, Some Demonstrations of the Effects of Structural
Descriptions in Mental Imagery, 1979; Shepard, Internal Representation: Studies in Perception, Imagery and Cognition, 1981) ci presentano definizioni, classificazioni, principi teorici di base e poi riconoscono una non fisicità della mente, lasciando i soliti punti oscuri e le solite spiegazioni avvincenti, ma non del tutto convincenti (Paivio 1986, in I giochi della Mente, Sacco, 1994).

Sacco fa notare come la contraddizione dell'uomo affetto da una mente in continua espansione, ma intrappolata in un corpo caduco e fragile, si senta sempre più piccolo e decentrato in un universo che lo avvolge, sente sempre più bruciante la consapevolezza dell'inevitabilità della morte, ma non cessa di produrre continue frustranti e meravigliose scoperte. "Ciononostante gli adulti umani presentano un flusso continuo di eventi immaginativi che scorrono internamente” (Pope e Singer, 1978); solo in appropriate condizioni ognuno di noi può sintonizzarsi con quel flusso e osservarlo (Richardson, 1983, p. 14) e le appropriate condizioni sono l'apertura di determinate porte della nostra mente che Haynes definisce "bicamerale", ma che sembra avere più camere, tutte ispezionabili "in determinate condizioni" di coscienza.

4.  Visioni, Apparizioni: terminologia scientifica


La diffusione delle fenomenologie apparizionali religiose, che in termini scientifici vengono chiamate Stati Modificati di Coscienza Religiosi (RSMC), ha sempre suscitato interesse nel mondo scientifico anche ufficiale per le possibili dimostrazioni o per la non dimostrabilità dei limiti della scienza che l'uomo si è costruita a propria misura e per l'interpretazione non allarmante che l'uomo, in base ai suoi elaborati, dà a quanto succede.

Quando una persona segnala con suo convincimento che è entrata in contatto con entità, figure, visioni, apparizioni, nelle modalità stesse con cui avverte il mondo/ambiente che la circonda, e cioè i sensi e le immagini mentali conseguenti, e queste persone, entità, visioni, apparizioni non sono presenti nell'ambiente esterno, la scienza fa quadrato, alza gli scudi della conoscenza e col supporto dei suoi principi afferma che:

1) La persona ha una modificazione funzionale neurofisiologica anche spontanea, per cui proietta nell'ambiente o non (Neisser, Conoscenza e realtà,1981), con un meccanismo simile al sogno, quelle determinate  figure e si dirà allucinazione o immagine mentale (reattiva), o meglio “immagine mentale immaginativa”.

2) La persona ha visto qualcosa di fisico, e lo ha interpretato e immedesimato in quella  persona, entità, apparizione, visione con un suo schema di riconoscimento talvolta "automatico " (Beck, 1976) e si dirà “illusione”.
3) La persona ha uno squilibrio del sistema mente/cervello per cui ha una alterazione biochimica, organica, come un disturbo dissociativo grave, una sindrome del lobo temporale, e allora queste persone, entità, visioni, apparizioni saranno il prodotto della sua disfunzione cerebro mentale (Hubel e Weiss, 1963) e l'allucinazione sarà “un’allucinazione patologica, cioè il prodotto di un ambiente neuronale che è riconosciuto come uno sconosciuto o un estraneo”.

4) La persona ha imparato a sognare a occhi aperti con tecniche di addestramento, per cui ha addestrato la sua memoria fotografica (chiamata anche eidetica o iconica, che peraltro è una memoria sviluppata nell'uomo soprattutto in età infantile - Paivio, Mental Representation, 1986) a suscitare nei suoi centri associativi corticali quelle attivazioni che danno poi la proiezione di una fotografia animata, bi- o tridimensionale- nell'ambiente esterno medesimo o comunque fuori dal proprio corpo e in differenti condizioni del sogno, poiché il soggetto assumerà posizioni statiche coerenti alla figura che "visualizza" e sarà ancora “un' immagine mentale più o meno elaborata o più o meno movimentata”.

5) Paivio (vedi nota precedente) nella descrizione delle rappresentazioni mentali introduce un livello di uso interessante e cioè ‘rappresentazioni mentali che sono "psicologicamente" reali, le quali sono espresse come eventi pubblicamente o privatamente osservabili’.

Questa rappresentazione figurale è molto significativa anche perché si basa su una costruzione neuropsicofisiologica frutto di molteplici ricerche (Head 1920, Piaget 1926, Lorent de No 1938, Hebb 1966, Minsky 1979, Abelson 1977, Guidano e Liotti, 1983) che con Popper, Pribram, Eccles, Sperry, Festinger Weimer hanno costituito le teorie motorie della mente, o teoria della mente attiva, dove è la mente stessa dell'individuo che ricerca e costruisce i propri dati sensoriali (Sacco p. 73).

Si è qui introdotto il termine "visualizzazione", che in termini scientifici significa (R. Shone):
- tutti i mezzi atti a rendere percepibile un fenomeno che in quel momento è solo presente nella mente della persona;
- percezione mentale di un immagine visiva e quindi immagine mentale non proiettata in nessun schermo interno del cervello, ma che scatta lungo i circuiti e nei centri neuronali
con la richiesta stessa di realtà, anche se rappresentata conoscitivamente in modo astratto, come con una parola o una serie di parole.

Tale spiegazione soddisfa sufficientemente quanto si vuole intendere in questa relazione per cui la proposta di spiegazione del termine "visualizzare" è:


-  Adottare tutti i mezzi atti a rendere "reale" una complessa attività di centri o aree emozionali che, nella loro attivazione danno anche origine a un’immagine più o meno complessa riconosciuta dal soggetto come già nota; questa immagine, che scaturisce dall'attivazione dei neuroni e delle loro reti chiuse, rientranti (Sacco p. 82), potrà anche animarsi ed assumere facoltà pari a quelle sensoriali, come il movimento, il parlare e altri comportamenti che l'uomo ha nell'ambiente esterno, perché la mente "attiva" intesa come "produzione immaginativa pura" è in grado di far muovere le sue rappresentazioni (Kosslyn, 1989). 

5.  I mezzi, le tecniche, i condizionamenti per la visualizzazione

Veniamo a tutti i mezzi atti a rendere visibile o a tradurre in termini sensoriali l'attivazione di centri, aree associative ecc..

Il fenomeno visionario/apparizionale accompagna da sempre l'uomo, che fedelmente ha scritto fin dall'antichità aneddoti, libri, fiabe, romanzi, interviste, inchieste, questionari per rendersi conto, per spiegarsi questo improvviso uscire dalla quotidianità giornaliera per accedere ad un mondo passato, se compare qualche persona disincarnata, a un mondo diverso superiore, se compaiono entità fuori dalla nostra conoscenza, a un mondo di sensazioni/allucinazioni che però non sono totalmente fuori dalla realtà,in quanto queste visioni/apparizioni possono dare all'uomo una piacevole o spiacevole emozione (teoria dell'immagine emozionale di Lang, 1979), degli avvertimenti, degli indirizzi, dei messaggi banali, dei messaggi assurdi o dei messaggi stimolanti.

Hebb per coerenza non ammette che esistono mondi immateriali che possono influire sul fisico, sul cervello, perché queste comunicazioni rivoluzionerebbero le scienze fisiche e biologiche (Hebb, nota p. 233) e, secondo lui, non esistono prove talmente concrete per fare un tale passo da capovolgere la fisica, la neurofisiologia e la legge di conservazione della massa/energia; ma la Madonna è un personaggio storico accertato e quindi c'è un principio di autorità che va oltre la mente attiva singola: il problema sta nel fatto se la Madonna attualmente viene percepita come reale e se è Lei o il suo deposito nelle varie memorie che riaccende i circuiti neuronali del "Sacro" o verosimilmente simile al sacro.

Molte di queste esperienze sono indubbiamente state spontanee, dove per spontanee si intende la non ricerca volontaria di queste percezioni; altre possono essere state non intenzionalmente consce, ma il soggetto era un soggetto con capacità (più o meno inconsce) di "produrre" (memoria eidetica o "iconica"); alcune sono state prodotte con l'aiuto di sostanze idonee a produrre visioni, e cioè estratti di vegetali o sostanze comunque "Allucinogene", cioè in grado di produrre allucinazioni.

Quest’ultima categoria non verrà trattata, in quanto il nuovo squilibrio biochimico provocato nei circuiti cerebrali è la causa diretta di allucinazioni chiamate anche visioni, apparizioni.

Diverso è il domandarsi perché queste visioni/apparizioni

-possano prodursi spontaneamente, anche se il termine non è del tutto esatto, perché “spontaneo” significa senza una causa precisa e determinabile, il che non fa altro che spostare di nuovo il problema che si è già spiegato, almeno nei suoi tratti principali;
-oppure possano ottenersi con tecniche o addestramento a produrre visioni o apparizioni.

Nell'uomo esistono delle condizioni fisiologiche in cui si producono immagini mentali vivide?
La psicofisiologia classica (Dsm IV T. R. ci propone un quadro molto ristretto in cui l'uomo avrebbe queste immagini mentali e cioè:

1) Nel presonno, o allucinazioni ipnagogiche, cioè nella fase di destrutturazione di uno stato di coscienza.
2) Nel passaggio tra il sonno e la veglia, durante il dormiveglia, cioè nella fase transizionale di ristrutturazione dello stato di veglia.
3) Nel sogno o sonno REM.

E in queste tre condizioni si può già notare una differenza notevole: la prima e seconda condizione si realizzano durante una fase intermedia di stato non ancora definito, di passaggio, mentre la terza condizione si realizza durante uno stato di coscienza già definito e strutturato come il sogno o sonno REM.

Inoltre, nella psicopatologia organica, cerebrale si hanno allucinazioni visive durante l'inizio o l'intero episodio epilettico (DSM IV T R nota 15) e di solito queste allucinazioni provengono da scariche neuronali delle aree associative sensitive.

Ma la psicologia cognitiva (Sacco) ci propone tutta una serie di condizioni psicoterapeutiche in cui le immagini mentali hanno un ruolo preponderante e decisivo:

- Tecniche di "Sogno da svegli guidato", Desoille, 1961.
- Oniroterapia o guided affective imagery, Fretigny e Virel, 1968
- Psicoterapia eidetica (Ashen, in Sacco, p. 180), composta dall'immagine, dall'aspetto somatico o risposta fisiologica dell'immagine, dall'aspetto verbale del riconoscimento dell'immagine.
- Psicoterapie comportamentali e cognitiviste, quali la desensibilizzazione sistemica,
 le tecniche di immersione o implosione (Stampyl, Levis, Rachman) o tecniche di rinforzo positivo, negativo, estinzione e modellamento di J. Cautela, 1977, nel training della gestione dell'ansia, di Richardson, 1971.
- Tecniche cognitive di Beck, 1985, di Sacco,1989 e nelle più recenti, in cui il contesto è di focalizzazione sensomotoria immaginativa (Guidano, 1988).

Il mondo dell'immaginario è ormai ricchissimo di potenziali che possiedono la capacità di organizzare le informazione secondo delle fasi in cui sono presenti:

- proprietà elaborative dell'informazione interna o esterna;
- proprietà che producono informazione conoscitiva della medesima;
- proprietà di autoconsapevolezza di quanto viene prodotto;
- proprietà auto-organizzativa, nel senso che il significato che viene attribuito è specifico di sistemi altamente specializzati a questa funzione (Sacco p. 251).

Grosse parole che nascondono più domande ancora che risposte, ma arrivano al gradino dualistico mente-corpo inadeguato e pericoloso (Chiari 1987); chissà poi perché, anche la psicologia cognitivista non riconosce, umilmente, come Eccles e Popper, uno spirito o un'anima altrettanto immateriale quanto la mente (almeno sembra) e da cui si potrebbero avere informazioni proprio come nell'interazione mente-cervello: ma ricordiamo che si sconvolgerebbero le leggi della psicofisiologia e di altre scienze più o meno hard, e questo per molti non è lecito.

Ma la statistica, scienza riconosciuta, continua ad accumulare fenomenologie apparizionali che sconvolgono o sembrano sconvolgere anche la psicologia cognitivista e le teorie delle immagini mentali.

La fenomenologia apparizionale è soprattutto presente in stati modificati di coscienza che la psicofisiologia ha già definito, quali gli stati modificati di coscienza religiosi o le fenomenologie spontanee apparizionali descritte come parapsicologiche, o comunque non religiose; per queste ultime, siccome la fenomenologia non può attuarsi come per uno stato di coscienza religioso, è lecito chiedersi se per caso, anche per le cosiddette apparizioni non religiose o parapsicologiche, innescate da qualsiasi impulso, le persone si trovino in uno stato modificato di coscienza che mima lo stato modificato riferibile allo stato estatico.

Tuttavia, non sempre le persone che dicono di trovarsi in estasi secondo lo schema di R. Fischer lo sono realmente, proprio perché nella loro mente compare un’immagine immaginativa che può far loro sembrare di essere in estasi, mentre invece possono trovarsi in un altro stato modificato o alterato di coscienza, in cui prevalgono immagini immaginative. Questa modalità dispercettiva riconosciuta in molte tecniche di psicoterapia immaginativa può anche manifestarsi per motivazioni loro proprie o del gruppo in cui il soggetto è inserito o si inserisce.

In base alla mappa degli stati di coscienza di Fischer, lo stato estatico è lo stato all'estremo dell'attivazione continua del sistema neurovegetativo ortosimpatico, mentre lo stato di coscienza ad esempio dei medium, che non compare sulla mappa di Fischer, è sovrapponibile a quello dell'attivazione del sistema neurovegetativo parasimpatico e perciò in netta opposizione allo stato religioso estatico.

Quindi la fenomenologia dell'imagery mentale non ha un unico correlato neurovegetativo particolare che Fischer chiama più o meno propriamente “innesco”, ma dipende da attivazioni, collegamenti, scariche neuronali di sistemi superiori più complessi, associati, collegati, antagonisti.

6. L'esperienza con soggetti sensitivi per la fenomenologia apparizionale

Hillgard nel 1977 dimostrò che in ipnosi la persona ha più possibilità di avere nello stesso momento esperienze differenti: seguire quello che propone l'ipnotista, essere anche consapevole di tutto quello che succede intorno a sé, anche se ha ricevuto la suggestione di non sentire nulla, avere delle fantasticherie proprie. Tutte queste attività sono attività coscienti, che però non comunicano tra loro; sono indipendenti l'una dall'altra e, per portarle al livello della coscienza ordinaria, si devono adottare delle tecniche particolari che aprono le varie camere della coscienza, altrimenti l'esperienza principale potrà sembrare l'unica esperienza e le altre ugualmente valide verranno magari "a galla" in particolari stati o livelli
della coscienza medesima, che, opportunamente stimolata, ricorda gli eventi paralleli che ha vissuto in ipnosi.

Hillgard afferma che non tutte le persone riescono a ricordare gli eventi paralleli, ma distinti. Questa possibilità di distinguere un soggetto che si dissocia facilmente e ha una coscienza A, B, C suggerisce l'idea che la possibilità di far emergere gli Osservatori Nascosti, ma vigili, che affiancano sempre l'attore del momento potrebbe, oltre che essere frutto di un addestramento specifico, essere una predisposizione innata o un apprendimento spontaneo a usare questa predisposizione, e quindi costituire una facilità di accesso a stati modificati di coscienza, dove più osservatori nascosti, anche se non sollecitati, mandano segnali conoscitivi, aprono canali di informazione cosiddetta "spontanea".

Molti neurofisiologi hanno fornito prove psicofisiologiche e anatomofunzionali che l'emisfero destro, ovvero non dominante, emozionale, di una percentuale del 25% della popolazione normale non subisce le modificazioni che riducono la popolazione neuronale del lobo temporale, per cui detto lobo, in quelle persone, ha più assembramenti neuronali e connessioni interemisferiche (Cazzaniga), che potrebbero essere la base neurofisiologica delle persone sensitive che hanno flash, immagini mentali che affiorano "spontaneamente", senza la necessità di particolari stimoli, e che sono le basi delle fenomenologie esp e forse pk (Eccles).

Se queste affermazioni possono suscitare scompiglio nelle attuali leggi scientifiche, venga dimostrata la falsificabilità di queste affermazioni e venga soprattutto spiegato cosa ci stanno a fare quegli assembramenti neuronali nel lobo temporale destro di queste persone e perché hanno un numero di connessioni interemisferiche superiore alla norma.

All'emisfero destro viene riconosciuta la particolarità di avere assembramenti neuronali specifici che determinano il flusso continuo di immagini automatiche; il flusso di queste immagini spontanee, automatiche, ha il compito di allertare i vari sistemi prima ancora della loro operatività e anche la possibilità di ottenere immagini mentali da un limitato numero di stimoli o condizioni ottimali per determinare un’informazione sufficientemente significativa e quindi l'esperienza soggettiva (Kosslyn, p. 60), anche se spontanea (Cazzaniga, 1988). Quindi non necessariamente le visioni o apparizioni devono avere stimoli sufficientemente significativi per affiorare al livello di coscienza in cui il soggetto ha la consapevolezza della visione o apparizione medesima: possono restare su un flusso informativo parallelo e in tempi cronologicamente più lunghi sintonizzare sul canale della consapevolezza e dare l'informazione "spontanea".

L 'esistenza provata di soggetti sensitivi (secondo quanto recita il DSM IV riconosciuti tali da una cultura di cui esprimono alcune variabili) afferma che tali soggetti:

- Sono in possesso di una bassa soglia in relazione ad un dato parametro di stimolo fisico.
- sono in possesso di una responsività rapida e acuta, spesso implicante una percezione rapida od abnorme.
- sono responsivi anche agli stimoli minimi.


I soggetti sensitivi quindi potranno meglio attivare il processo della loro mente attiva o sistemi di assembramento neuronali della visualizzazione e non è nemmeno escluso che tutti noi umani possiamo trovarci in particolari momenti in cui possiamo diventare dei soggetti sensitivi, e cioè avere temporaneamente alta responsività a stimoli minimi, non necessariamente esterni, ed essere quindi a "bassa soglia" rispetto al manifestarsi di un dato evento fisiologico, come una sequenza di processi o scene allucinatorie per attivazione di quei centri, aree associative o sistemi coordinati che di solito fanno scattare tali sequenze solo durante fasi di passaggio (presonno o preveglia) o fasi di stati particolari (sonno REM). 

7. Gli stati di coscienza


Lo studio degli stati di coscienza (SCA; SMC; SMC Religiosi), le loro mappe (Fischer), la loro descrizione (Ludwing, Lapassade), la descrizione dei sistemi di passaggio o dei sottosistemi che si attivano hanno sempre rimandato il concetto di cosa si intende per coscienza, e questo è abbastanza logico, poiché lo studio di questi stati alterati, modificati, è quasi sempre avvenuto con la somministrazione di sostanze psicoattive, che modificano profondamente la biochimica dei neurotrasmettitori e dei neuromodulatori facendo venire quindi a mancare quella spontaneità del dato fisiologico che, se non patologico, è però mediato, tipo "scarica "neuronale”; i lavori anche di Groff, Cluver e Crick, che individuano allucinazioni di tipo 1 o geometriche o simboliche, e allucinazioni di tipo 2, tipo scene e quindi complesse, hanno la loro spiegazione in una disattivazione chimica dello stato di coscienza inteso come elaboratore dello stimolo/riconoscimento/elaboratore risposta all'ambiente, qualunque sia la coscienza residua.

I requisiti della coscienza proposti da William James sono:

- La personalità della medesima: cioè l'hanno sia gli individui che il loro sé.
- La mutevolezza, perché la coscienza è un di processo di continuo aggiornamento su cose ed eventi anche esterni.

- La facoltà di volere: non si tratta cioè di uno specchio dell'esperienza che si integra, ma va oltre l'integrazione; non procede neppure con immagini mentali per guidare il comportamento. 

7.1 Conclusioni?


G. Hedelman ha proposto, sulla base dei concetti espressi di William James, due tipi di coscienza:

- una coscienza primaria;
- una coscienza di ordine superiore, dove per ordine superiore Hedelmann non tiene affatto conto, come lui dice, di "spiriti o fantasmi", cioè di un ordine superiore "spirituale", fuori dalle nostre leggi fisiche o biologiche.

La coscienza primaria è lo stato di consapevolezza mentale dell'ambiente che ci circonda, in cui si hanno immagini mentali dell'ambiente.

La coscienza superiore comporta il riconoscimento dei propri atti, dei propri sentimenti, incorpora il modello di identità personale, dà valutazioni del proprio passato, futuro e presente, è consapevole di modelli mentali senza il coinvolgimento degli organi di senso:
cioè l'uomo è cosciente di essere cosciente.

G. Hedelman, a differenza di altre proposte dell'organizzazione della coscienza, spiega che queste sue due categorizzazioni sono basate su espliciti modelli neuronali ed esprime l’ipotesi che molte funzioni specifiche della specie umane avvengano senza che la coscienza ne venga interessata, come la sensazione della continuità spaziotemporale della veglia usuale e le varie esperienze personali e soggettive di consapevolezza, cioè di sensazioni e di sentimenti; la capacità di correlare e di riferire il campo esperienziale mentre viene elaborato presuppone l'esistenza di meccanismi superiori, quali forme di categorizzazione che noi possediamo e possiede chi è simile a noi. Le forme di categorizzazione che ci distinguono sono elaborazioni classiche percettive, concettuali, riferite ai valori e alla memoria individuale, che gli scienziati scientisti imputano alle loro conoscenze ormai superate dalla fisica subatomica, dimenticando che esistono i cosiddetti “campi PK” o “fenomeni psichici” e il fenomeno delle “menti interconnesse” (nota 17) che segue la teoria quantistica attualmente accettata da tutta la comunità scientifica, anche se questa ha dovuto cambiare non poche leggi che precedentemente erano giudicate fondamentali. 


Nel tronco/encefalo ci  sono e si integrano due principali sistemi neuronali:

- il troncoencefalo, e
- il sistema limbico: sistema basato sui valori in arrivo, connesso anche agli organi del corpo; ha dei circuiti con tempi di reazione variabili, adeguati ai sistemi riceventi e ai segnali in arrivo, talvolta limitando il gran numero di segnali inusuali che possono provenire dal mondo esterno e mandando in crisi alcuni centri di ricezione come amigdala/ippocampo.

L'altra forma di organizzazione trasmettitrice dal tronco è il talamo/corteccia, formato da nuclei che connettono e smistano segnali sensoriali in arrivo e altri segnali cerebrali diretti alle aree della corteccia: il sistema è sviluppato per ricevere segnali e poi rimodularli in  comandi, risposte molto veloci, benché le varie connessioni sinaptiche subiscano mutamenti che continuano per tutta la vita a modificare quelle strutture funzionalmente.

I due sistemi sono collegati e quello superiore è funzionale per l'apprendimento di adattamenti sempre più complessi, in modo che avvengano delle decodificazioni che separate non servono, ma che, collegate e assemblate, possono ricostruire un evento, cioè un insieme ordinato dal punto di vista spaziotemporale con riordino e smistamento di eventi conosciuti e sconosciuti da codificare, alcuni legati a coeventi della scena da connessioni fisiche, causali o correlate, o senza legami di questo tipo.

- La capacità di ricostruire una scena offre il vantaggio di mettere assieme eventi nuovi con eventi esperienziali passati molto importanti, che avranno depositi mnemonico/emozionali comuni, e quindi con elementi comuni nella rievocazione dei medesimi e anche intercambiabili per alcune loro caratteristiche.

- La capacità di realizzare queste scene è quanto ci si aspetta dalla coscienza primaria integrata e dislocata nelle aree corticali interpretative e rievocative, ma con connessioni implicite col sistema limbico, che di solito precedono e modulano la dislocazione secondaria nelle aree corticali. 

7. 2 Sperimentazioni sul campo e/o documentate

La difficoltà nell’affrontare l’esperienza di un soggetto che si autodefinisce veggente di una Entità disincarnata o di Entità non incarnate prevede tutta una serie di accertamenti fisici, psicologico-psichiatrici e fenomenologici, con riscontri clinici e strumentali tutt’altro che trascurabili per non incappare in errori di valutazione, che sono più di danno che di vantaggio.

Diverse volte si sono fatte registrazioni sperimentali sul campo con tecniche non invasive, come la trance ipnotica indotta (nota 11, 12, 13) in varie persone autonominatesi veggenti/visionari, e gli esiti strumentali hanno dato risultati, come era prevedibile, di uno stato di trance ipnotica, cioè non paragonabili alle registrazioni in stato di realtà ordinaria, ma piuttosto prevalenti di uno stato modificato discreto o modificato di tipo ipoattivato (rispetto all’eventuale reale o di trance estatica). Diverse sono le interpretazioni non strumentali antropologiche e culturali, ma ipotizzate, come dalla Bourguignon (1968) ed altri, come Lapassade (nota 11, pag. 66). Gli esperimenti di visualizzazione invece, hanno dato risultati discordanti, sebbene incoraggianti per uno studio futuro strumentale, più svincolato da collegamenti a strumenti, ma in wireless.

Gli esperimenti in ipnosi (nota 11, 12) hanno confermato uno stato di ipoattivazione rispetto alla trance estatica, mentre un soggetto in stato di realtà ordinaria ha evidenziato una corrispondenza con la trance da visualizzazione suggerita (“ricorda l’ultimo tuo episodio”, nota 12, pagg. 173 ss) e con oscillazioni neurofisiologiche e caratteriali della realtà ordinaria e culturale personologica.


Interessanti sono state anche le esperienze di induzione di trance ipnotica a Sofferetti, dove, oltre a due soggetti ritenuti visionari che rivelavano uno stato di non superamento della soglia di realtà e di iperventilazione e con un soggetto sperimentale non sensitivo né autodefinitosi veggente/visionario, si è constatato come l’aumento del sistema ortosimpatico è anche, oltre alla trance estatica, segnale di ansietà spinta all’estremo, cioè iperortosimpatico, non da quanto previsto nella tabella della trance estasi (pag 248, nota 12) e che era accompagnato da squilibrio neurovegetativo in arousal (nota 13 pag. 75) senza i parametri che si sono riscontrati in chi si avvia a una trance estatica e che hanno dato origine alla tabella differenziale di quattro stati di coscienza (nota 12, pag 251, nota 13 pag. 91; vedasi anche nota 14, pag. 79). 

8. 0 Bibliografia

(1) Churchill Medical Dictionary, pag. 2103
(2 ) Sacco, I giochi della mente, Melusina, 1994
(3 ) D. Hebb, Mente e pensiero, Il saggiatore, 1980
(4) R. Shone, La visualizzazione creativa, Astrolabio 1984
(5) S. Kosslyn, Le immagini nella mente, Giunti 1989
(6) Hillgard, Divided consciousness: Multiple Controls in Human Thought and Action, Wiley 1977
(7) M. Cazzaniga, Aspetti cognitivi e neurologici della disconnessione emisferica nel    cervello umano, Discussions in Neurosciences vol VI, n. 4 1990
( 8) S. Kosslin, Le immagini nella mente, Giunti 1989
(9 ) Haynes, Il crollo della mente bicamerale e la nascita della coscienza,
(10 ) G. Gagliardi, "La rinascita della mente bicamerale", in Yerebatan, Collana di Psicologia dell'Immaginario, Thema Editore Bologna, 1988
(11) AAVV, la fenomenologia della coscienza normale ed alterata, Ed. Theta, pag. 44, 66, 121, Theta pubblicazione 1994
(12) A. Resch, G. Gagliardi, I veggenti di Mediugorije, ricerca psicofisiologica 1998 Ediz. Resch
13) G. Gagliardi, M. Margnelli, Le Apparizioni della Madonna, da Lourdes a Mediugorije, Edizioni Riza Scienze, luglio 1987
 (14) G. Gagliardi, La Madonna Negata, E-book 2011 (http://giorgiogagliardi.beepworld.it/)
(15) AAVV, D S M IV T R, Edizioni Masson 2006
(16) Gerald Hedelman, Darwinismo neurale: la teoria della selezione dei gruppi neuronale, Edizioni Einaudi 1995  
(17) Dean Radin, Menti interconnesse, Ediz. Med., 2006

martedì 8 gennaio 2013

Variabili psicofisiologiche delle Apparizioni/Visioni di tipo Cattolico con Immagini Immaginative 2013, G. Gagliardi/Psychophysiological Variables with Regards to Catholic-Type Apparitions/Visions with Imaginative Images. A Comment on Two “Catholic-Type Ecstasies” Occurring in March 1986. (Update. First version published in Madonna di Ghiaie, Documents).



Dottor Giorgio Gagliardi
Medico Psicoterapeuta (OMC 74)
Direttore Sezione Psicofisiologia
De “Il Laboratorio” di Bologna

  



Variabili psicofisiologiche delle Apparizioni/Visioni
di tipo Cattolico con Immagini Immaginative 
Commento su due “estasi di tipo cattolico” avvenute nel marzo 1986
(Aggiornamento, 2013 - Prima versione pubblicata in "Madonna di Ghiaie", Documenti)



Novara, 2013




1.            Premessa
2.            La prova di realtà o riflesso di orientamento
3.            Le immagini immaginative durante lo stato di trance estatica (SMC)
4.            Conclusioni dell’indagine suppletiva del 2012
5.            Bibliografia consultata



1.         Premessa

È già stato documentato e affermato (nota 2) che i cosiddetti “veggenti” non hanno, tutte le volte che affermano di dispercepire la Madonna, le medesime risposte psicofisiologiche che si dovrebbero riscontrare seguendo la mappa di Fischer, e cioè con iperattivazione iperadrenergica; come si legge più avanti, ciò era stato detto fin dal 1988.


1.1         Visionari e veggenti con riscontri neurofisiologici differenti

Molte quindi sono le ipotesi già avanzate circa i vari riscontri strumentali (circa una ventina su oltre 10.000 eventi dichiarati a Medjugorje, e oltre un centinaio di tracciati durante le visioni/apparizioni registrate e relative ipnosi a Bolzano, Gorizia, Sofferetti, Oliveto Citra, Pescara, Borgosesia, di cui molti pellegrinaggi in ogni sito apparizionale come Scarpapè, Genova, Lugano, Giubiasco, Milano, Svizzera Italiana, Schio, Case private svizzere ed italiane).

Sono stati studiati soggetti attuali o passati avvenimenti, come Ghiaie di Bonate, Gimigliano, per circa una cinquantina di soggetti autodefinitisi “veggenti” (solo nella diocesi di Spalato e Mostar, Mons Janic mi fece accompagnare da Mons. Solic in più di un centinaio di posti dove qualcuno si proclamava veggente, siti non tutti visitati anche se descritti perché conosciuti da Solic).

Sono state fatte circa un centinaio di registrazioni poligrafiche già pubblicate in varie riviste e libri di apparizioni religiose e riscontrabili nei vari curriculum dei due cofondatori del Centro Ricerche di Psicofisiologia sugli SMC di Milano (M. Margnelli e G. Gagliardi) e come pubblicato in “Verrà a visitarci dall’alto” di Giacometti e Sessa.

Sono state recentemente avanzate, nel 2011, contestazioni, già presentate da noi come variabili riscontrabili nello stato di coscienza estatico fin dal 1988, da parte di medici che hanno affermato documentalmente  quanto da noi già asserito e riscontrato strumentalmente 13 anni prima (nota 2), secondo cui non sempre è presente lo stato iperortosimpatico previsto da R. Fischer per giustificare variabili dello stato di coscienza, presentato da soggetti autodefiniti “veggenti” o “visionari”.

Verosimilmente tali medici  non avevano consultato le nostre dichiarazioni in merito e non erano a conoscenza di tutta la mole di lavoro effettuata e pubblicata. È ben vero che i nostri studi erano iniziali, senza termini di paragone precedenti di una certa rilevanza strumentale, ma solo clinica e/o semeiologica (v. Lourdes e casistica citata in bibliografia); si partiva tuttavia da studi che attestavano componenti similari allo stato estatico stesso, successivamente definito ed inquadrato meglio, anche se non in via definitiva, nella mappa degli stati di coscienza di R. Fischer, che ha iniziato a ipotizzare le progressioni dallo stato di coscienza di realtà ordinaria verso stati di coscienza modificati, che si aggiungevano agli stati di coscienza classici riconosciuti dalla medicina ufficiale (stato veglia, sonno, sogno, coma). Si prende atto, in ogni caso, che, contemporaneamente e successivamente a Fischer, sono state avanzate altre classificazioni degli stati coscienza ordinari e non ordinari.
 
                                                                       
1.2         La ricerca di una conferma con la mappa di Fischer           
                                                                         
Tale mappa ha interessato anche la fenomenologia ipnotica, che, agli inizi della ricerca, nel 1984, si pensava potesse produrre quei fenomeni apparizionali. Ipotesi mai dimostrata sperimentalmente da noi, sebbene riscontrata poche volte e con altre note psicofisiologiche in contesti non ancora esenti dall’inganno o indotti ipnoticamente da altri operatori.

Le Visioni si differenziano totalmente dalla psicofisiologia da iperattivazione adrenergica e accompagnata da altri parametri psicofisiologici, come risulta dalla Tabella del Centro sulla Diagnosi Differenziale tra Stato di Estasi ed Ipnosi; si noti che l’ipnosi non è citata nella Mappa di Fischer.

Le conclusioni citate sono ritenute ancora valide; poi i singoli casi citati, secondo la mappa di Fischer, di Apparizioni spontanee o immagini immaginative “spontanee”, devono essere meglio differenziate da quelle volontarizzate, o che possono emergere dal flusso immaginativo costante del cervello del soggetto per modalità sue proprie più avanti elencate.

In tutte le Apparizioni considerate autentiche (secondo il criterio della Chiesa Cattolica) si deve applicare una valutazione e un confronto con la tabella già citata e senz’altro questa tabella iniziale (1986)  deve essere riaggiornata (tabella che segue la tabella pubblicata da E. Rossi, della scuola di Milton Erickson,  nota 21, 22, 23). Quindi la neurofisiologia accompagnatoria prevede:   

-        Il soggetto si può trovare in uno stato di coscienza ordinario e quindi non ha le variazioni previste da Fischer per l’estasi, ma può essere ancora ai limiti dello stato ordinario di coscienza (stato discreto C) e avere l’immagine immaginativa guida (senza i riscontri psicofisiologici dell’estasi).
-        Il soggetto modifica, nella preparazione dell’evento, il suo stato di coscienza ordinario ed arriva a qualche stato intermedio di attivazione simpatica (stato discreto SdC) senza oltrepassare però la prova di realtà.
-        Il soggetto riconosce come esperienziale e quindi per lui “reale” uno stimolo dalla cui esperienza il soggetto è fortemente motivato e può andare oltre la prova di realtà (come nella volontarizzazione, training autogeno 2° stadio).
-        Il soggetto può raggiungere l’estasi Cattolica seguendo il modello psicofisiologico di tipo orientale, meglio concomitante all’immagine immaginativa o meno (vedi registrazione del 1986).
-        Il soggetto entra in uno stato di estasi Cattolica con caratteristiche psicofisiologiche ben definite e già segnalate in letteratura, e ha modificazioni che agiscono a livello cognitivo comportamentale.
-        Il soggetto non sempre segue lo schema di Fischer e/o i riscontri preparatori alla variazione neurofisiologica riscontrata dall’autore.

La mappa di R. Fischer mostra diversi tipi di transizione dallo stato di coscienza di base o della realtà quotidiana agli stati alterati o modificati di coscienza che si susseguono con caratteristiche in crescendo o diminuendo e che precedono quello finale, che sarebbe lo stato estatico (ortosimpatico) ed il samadhi (parasimpatico).

Tali stati finali  (SCA o stato alterato di coscienza o SMC o stato modificato di coscienza) si raggiungono:

-        con uno stato di attivazione/iperattivazione del sistema neurovegetativo; tale stato raggiunto fa variare le caratteristiche neuro- e psicofisiologiche dello stato di coscienza ordinario (vedi Mappa di Fischer) e, superati lo stato di ansia o di tranquillità, poi il soggetto supera
-        la “prova di realtà”, cioè il soggetta inizia
-        presentare una diminuzione della percezione degli stimoli ambientali esterni che non raggiungono più i centri associativi e
-        a rispondere solo alla stato modificato in cui entra, per cui è solo dipendente dalle immagini di quello stato e inizia tutta una serie di modifiche dei suoi recettori sensoriali caratteristici;
-        ha superato la prova di realtà, sebbene le immagini immaginative dispercepite del momento siano sempre efferenti dai centri sensoriali centrali associativi:
-        il sistema è solo in uscita o output,
-        il blocco afferenziale o input non segue più le vie ordinarie,
-        il sistema di vigilanza/(ARAS) ovvero il Sistema Reticolare Attivatore Ascendente che decifra i segnali esterni è disattivato, perché il soggetto è in un altro stato di coscienza, diverso dallo stato di realtà.


2.         La prova di realtà o riflesso di orientamento

Tale prova di realtà o riflesso di orientamento (OR) si pianifica nei modi più svariati, con terminologia differente, come riflesso tattile, riflesso dolorifico, riflesso termico, riflesso alla luce, riflesso al suono: cioè risposte ai vari stimoli recettoriali; e i recettori dei sensi  risultano completamente incapaci di trasmettere ai centri superiori lo stimolo ricevuto, e conseguentemente non c’è più risposta ambientale esterna, allora si dice che

- si è superata la soglia o prova di realtà, non si è più nello stato di realtà ordinaria, ma in stati modificati di coscienza che variano da discreti a completi (SdC, SMC).

Il soggetto è nella dimensione del suo mondo interiore e assiste a quanto il flusso delle sue immagini mentali (e con queste si intendono non solo quelle stimolazioni del canale visivo, ma di tutti i sensi) proietta in un ambiente che può o meno coincidere con quello esterno ordinario.  

Man mano che si progredisce negli stati modificati di coscienza, si ha  un’ accentuazione  del sistema neurovegetativo prevalente e altre modifiche,  come la diminuzione della fase tonica e fasica dell’attività elettrodermica (EDA).   

La dissociazione dell’uomo che, da attore dello stato di realtà ordinaria, diventa attore/spettatore di altri programmi di attivazione centrale, avviene per uno squilibrio del sistema neurovegetativo a favore di una sua branca prevalente e si osservano qualitativamente e quantitativamente tutte le modificazioni biologiche che detta branca attivata o iperattivata produce, oltre all‘attivazione di altri centri cerebrali e alla disattivazione dei sistemi neuronali e centri della veglia.

Il passaggio dallo stato base o di realtà comporta l’abolizione delle afferenze sensoriali, per cui il soggetto non risponde più agli stimoli dell’ambiente in cui è presente: i suoi centri sensoriali non ricevono più gli stimoli esterni e non avviano la risposta in uscita allo stimolo.

Il sistema implicato nella variazione del riflesso di orientamento è l’ARAS, ovvero il Sistema Reticolare Attivatore Ascendente.

Tale Sistema Reticolare Attivatore ha prevalentemente due funzioni:

-           Funziona come sistema di risveglio per la corteccia cerebrale.
-           Il suo funzionamento é essenziale per mantenere lo stato di allerta e di coscienza.

Quindi negli stati modificati di coscienza questo sistema si stara, ovvero non funziona più, perché si sono attivati altri sistemi e centri che disattivano l’ARAS, come ad esempio nel sonno-sogno, nello stato ipnagogico e altri.

Tali modificazioni neuronali e centrali attivate/disattivate con la prova o riflesso di orientamento hanno richiesto un’ulteriore revisione di alcuni stati di coscienza e precisamente di alcune trance “estatiche” registrate nel 1986 a Medjugorje durante riprese video di Canale 5 dal Dott. Marco Margnelli.

In ogni stato modificato di coscienza, se si supera la prova di realtà, il riflesso di orientamento non è più presente né controllato dal sistema neurologico (ARAS) ben preciso e definito che dà al soggetto vigilanza, coscienza e consapevolezza. Quindi se il riflesso è presente e sono presenti attività di veglia, lo stato di estasi non è più tale come stato modificato di coscienza previsto (SMC, ma SoC o stato ordinario di coscienza), nonostante le eventuali immagini immaginative accompagnatorie.


3.         Le immagini immaginative durante lo stato di trance estatica (SMC)

Ancora non si è stabilito concordemente se lo stato di attivazione emozionale e conseguente attivazione neurovegetativa preceda o segua le immagini immaginative che poi  polarizzano l’attenzione e l’aspettativa del soggetto visionario/veggente che si dissocia, cioè diventa spettatore di sé stesso ed attore, come succede nel sogno, anche se lo stimolo immaginativo si è introdotto nel flusso immaginativo di base e ne è diventato il leitmotiv del momento.

Le  registrazioni poligrafiche nel corso degli anni si sono affinate; sono attualmente computerizzate, e già dal 1987 si riprendeva, dopo attente osservazioni dei tracciati, tutta la registrazione poligrafica preparatoria all’evento, durante e anche dopo (non è accaduto nel 1985/1986 a Medjugorje):

-        introducendo il Riflesso di Orientamento (testato appunto sulla traccia dell’Attività Elettrica Cutanea o EDA) come altezza dell’onda fasica provocata da qualsiasi stimolo usato e determinato come quantità e qualità del medesimo;
-        e tale riflesso rappresentava pure il livello di vigilanza testato sulla traccia dell’attività elettrotermica come frequenza delle onde fasiche spontanee nel tempo;
-        inoltre attualmente si può estrapolare una seconda attività chiamata tonica (trasformata di Fourier), che è l’attività di base, mentre l’altra è chiamata
-        fasica, che è quella provocata dagli stimoli non filtrati e non bloccati dalla disattivazione/staratura del sistema ARAS.

Tali parametri, molto utili, hanno dimostrato che c’è una preparazione all’iperattivazione neurovegetativa  già durante la ritualizzazione, o tempo precedente di pre-apparizione, e questo potrebbe essere sufficiente a stabilire se è    

- l’aspettativa della visione a provocare questa preparazione neurovegetativa oppure          - l’avvicinarsi all’evento apparizionale che provoca quei treni d’onda di ortosimpatico tono sempre più ravvicinati nel tempo, che diventano il trigger o l’innesco della trance estatica medesima (nota 3, pagg. 61, 65, mentre con riferimento alle pagg.79, 80, le reazioni sono meno significative); anche a pag. 168 Cigada, Pagani ecc. giungono alle stesse conclusioni che i soggetti presentano un’attivazione verosimilmente simpatica durante la fase di “estasi”, mentre durante l’ipnosi i tre soggetti testati presentavano piuttosto uno stato di rilassamento con predominanza relativa della componente vagale.

La diminuzione del riflesso di orientamento, in molti casi come stimolo tattile, mostra il passaggio da uno stato di vigilanza e di coscienza/consapevolezza a uno stato sempre meno vigile e a una dissociazione o trance, cioè immersione in uno stato non fisico (SCA SMC) come visualizzazione guidata o variazione del flusso immaginativo con prevalenza di un’immagine guida che si attiva nel flusso immaginativo del soggetto e ne capta la prevalenza cognitiva.

Le varie registrazioni e diagrammi della trance rievocativa ipnotica come visualizzazione guidata mostrano come nella visualizzazione si possano avere anche variazioni che mimano lo stato estatico, come immagini e psicofisiologia (pag 185/196 nota 3).


3.1      La definizione di immagine mentale

Questa non è mai stata univoca: diversi autori hanno dato riscontri differenti, ma si è d'accordo sulla loro natura e cioè che non sono una rappresentazione del percepito sensoriale (vedi Holt, e poi Pibram, Galanter, Miller, nota 7), ma

- una rappresentazione mentale anche a carattere parapsicologico (Holt 1964) e in particolari stati di stress, Antonelli descrive 13 tipologie di immagini mentali, fra cui introduce anche l'immagine “allucinatoria”.

Secondo Holt, quando queste immagini immaginative insorgono in assenza di stimoli sensoriali (cui Antonelli fa riferimento quali “allucinazioni paranormali”), esse sono ben distinte dalle allucinazioni patologiche e  riguardano  i fantasmi, apparizioni di qualunque entità, visioni mistiche e/o religiose emozionali.

Quindi il tema delle immagini mentali a carattere spiritico/religioso non era disdegnato da quegli autori, che ben si guardarono dal dare un connotato patologico alla parapsicologia, a eventi della religione o agli stati modificati di coscienza.

Secondo Mac Kellar, la mente potrebbe elaborare gli elementi offerti dai sensi in modalità indipendenti da quanto offerto, e fonderebbe ed elaborerebbe tali elementi dando loro

-        forme nuove e riorganizzandoli in modo da produrre risultati nuovi (nota 19, pag 5).

In seguito col cognitivismo e la costruzione di una mente attiva,

-        la percezione e l'immaginazione sarebbero forme della medesima attività mentale o psichica fondamentale, per cui ci sarebbe un continuum (avvicinamento o non distacco) tra queste due attività mentali che sono all'estremo della medesima attività psichica. Queste ipotesi sono state in seguito confermate

-        dall'effetto Perky (Segal 1972), in cui uno stimolo esterno può introdurre un'immagine nel flusso ideativo senza che il soggetto sia consapevole di questo.

Questo effetto è molto importante perché si ha una immagine mentale derivante da uno stimolo esterno/interno non meglio specificato, che si chiama anche spontaneo.

Molti altri autori si sono interessati all'argomento e le loro conclusioni confermano sempre di più che i limiti tra percezione e immaginazione possono essere sempre più sfumati, quando non è possibile (Berlyne) tracciare distinzioni precise, per cui si hanno pure comportamenti differenti.

Nel 1985 Kitamura accentua il fatto che, mentre le percezioni sono legate allo stimolo esterno, le immagini mentali possono essere modificate dalla mente (attiva) poiché possono essere modificate a piacimento dalla mente stessa (Arieti 1967).

Altri autori, come Neisser (1976), difendono la novità delle immagini mentali come costruzioni di nuovi modelli e non riesumazione di ricordi passati; quindi percezione e immaginazione possono costruire anche immagini nuove che la mente non aveva nei suoi scaffali.


3.2      Immagini mentali come costruzione di nuovi  modelli cognitivi.
Una nuova informazione.

Esiste una certa interdipendenza tra l'immagine mentale e il pensiero e Piaget riconosce all'immagine non solo una funzione cognitiva, probabilmente anticipatoria del pensiero, ma parla di una polivalenza della medesima, in cui le dinamiche emotive si esprimono appunto in un codice immaginativo, che quindi ha un suo ruolo ben preciso nel processo cognitivo e organizzato o nelle abilità cognitive superiori (Lorenz, nota 19. pag.30).

Tuttavia il pensiero logico matematico è diventato uno strumento primo del sapere, a scapito di altri codici mentali, come le immagini mentali, cui è stata attribuita solo una complementarietà accessoria. Ciononostante, questa attività mentale è stata reintrodotta nella psicologia e psichiatria attraverso le varie tecniche psicoterapeutiche che si basano appunto sulla produzione di immagini mentali.

Inoltre l'immagine mentale avrebbe la proprietà di simulare più velocemente, di dare informazioni nuove (Ahsen, 1982) e di interpretare in modo più strutturale il materiale cognitivo della realtà percettiva e quindi precedere la rappresentazione della realtà esterna e le varie soluzioni operative che poi il processo cognitivo attua.

Si è preferito adottare una soluzione semplificata delle immagini mentali proposta da Richardson ad altre più elaborate, ma più dettagliate e quindi più dispersive per la questione apparizionale, in quanto Shepard conferma che “una delle sorgenti esterne al cambiamento del pensiero sono appunto le immagini mentali e i processi mentali che comportano”.

Si ricordi che Holt, tra le immagini mentali inserisce quelle “parapsicologiche, di Entità religiose e altro”.

Il quesito scaturiva dalla differenziazione effettuata da Richardson, che aveva dato una classificazione abbastanza esaustiva delle immagini mentali stesse, e cioè (1983):

- Immagini persistenti, che permangono dopo, cioè quando la stimolazione esterna si esaurisce, come il guardare il sole e poi guardare una parete su cui apparirà il sole in altri colori o nei medesimi.

- Immagini eidetiche, un tempo identificate nell'abilità del soggetto di vedere un'immagine mentale che è l'esatta copia di una esperienza sensoriale originale e quindi un ricordo vivido. Attualmente si preferisce impiegare tale termine per descrivere l'immagine di un'immagine creata volontariamente dal soggetto. Sono più frequenti nei bambini che negli adulti.

- Immagini del pensiero. L'immagine del pensiero è quella che si accompagna alla vita, in quanto si rievoca nella esperienza di tutti i giorni come elemento di ricordi passati, nei processi mentali e verbali della quotidianità, e accompagna anche le azioni anticipatrici del futuro. Si tratta cioè di quel tipo di immagine mentale che l'uomo ha vissuto esperienzialmente durante l'apprendimento, trasformandola poi in pensiero e dandogli un nome o categoria di immagini, e che quindi rievoca anche in modo inconscio quando dice nomi di categorie di immagini definite appunto con un nome specifico.

- Immagini dell'immaginazione. Compaiono queste immagini quando si ha una diminuzione dell'attenzione rispetto all'ambiente esterno e allora le immagini del pensiero cedono il posto al flusso di immagini dell'immaginazione, in cui il soggetto è sempre più assorbito dal contenuto dei nuovi fenomeni che diventano quasi percettivi: quindi stati di coscienza discreti (SdC), intermedi tra lo stato di realtà e l'altro, cioè quello modificato di coscienza  (SMC). Il soggetto diventa sempre meno recettivo verso il mondo esterno, che non lo sollecita più e inoltre i centri che attivano lo stato di realtà tendono a disattivarsi e si attivano altri centri cerebrali, mentre se ne disattivano altri che producono ad esempio lo stato di realtà ordinaria.

Il contenuto delle immagini immaginative può assumere emozioni molto forti, assume carattere di novità e originalità fino a che l'immagine può apparire addirittura come fisicamente presente anche su tutti i canali sensoriali.

Se poi il soggetto si immedesima sempre più in questo tipo di immagine

-        si abbassa la consapevolezza esterna (diminuzione dell' OR, ovvero riflesso di orientamento), e il soggetto vive l'esperienza dell'immaginazione come nella realtà esterna sensoriale per cui
-        il riflesso di orientamento si abbassa fino a scomparire ed
-        emergono altre facoltà  psicofisiche particolari come
-        l'anestesia al momento e postuma,
-        la mancata risposta dell'attività elettrica cutanea (EDA) a stimoli tattili, dolorifici e altro e anche fenomenologie inusuali come
-        la foto-stimolazione retinica che diminuisce la sua risposta e
-        una diminuzione generale e non patologica di tutte le risposte sensoriali, senza alterarne i recettori medesimi, che continuano a trasmettere senza arrivare ai centri discriminanti e associativi.

Questa classificazione ha il merito di differenziare i tipi di immagine cui vanno soggetti la mente/il cervello umani con i riscontri psicofisiologici che le accompagnano e misurabili qualitativo/quantitativamente sui tracciati poligrafici e strumentali vari.

Si può quindi concludere che le varie trance, tra cui la trance estatica, rientrano in quest'ultima categoria di immagini, i cui contenuti del resto sono spesso assimilabili alle stimolazioni percettive, pur non essendo tali, poiché rientrano nello stesso continuum percezione/immaginazione.


3.3      Le immagini guida della nostra mente e delle nostre esperienze

Con alcune tecniche immaginative guidate o insegnate si può accedere a immagini immaginative consapevolizzate, che emergono dal racconto del soggetto, che si apre al flusso delle immagini che scorre nella mente/cervello e si sintonizza su di esso introducendo elementi nuovi, ovvero nuove immagini.

Tale fenomeno, da alcuni autori (Pope e Singer, 1978) è ritenuto un fenomeno neuronale, che appunto può essere attivato da tecniche di immaginazione guidata o meno e, in quest'ultimo caso, si hanno immagini inconsapevoli, chiamate anche spontanee, anche se provengono dai ricordi del subconscio, o appunto nuove acquisizioni del processo cognitivo.

Alcuni soggetti hanno anche caratteristiche psicofisiologiche da verbalizzatori piuttosto che da visualizzatori. I primi sono coloro che sono abituati a definire le loro emozioni con simboli o parole specifiche, e sono quindi meno preparati alle emozioni vissute come tali, mentre i visualizzatori sono coloro che elaborano gli stimoli emozionali che ricevono in modo più diretto ed efficiente.


3.4      Visualizzatori e verbalizzatori  

I visualizzatori potrebbero essere i soggetti denominati

-        “sensitivi”, cioè soggetti che hanno maggiore sensibilità verso stimoli anche sotto la soglia considerata minima della stimolazione medesima e quindi in grado di elaborare informazioni che gli altri non ricevono; questi soggetti sono anche definiti a “bassa soglia” per il medesimo motivo, perciò non necessariamente il sensitivo è già tale, ma lo può diventare in particolari momenti.

A tali abbassamenti delle soglia emozionale possono corrispondere manifestazioni esterne che tendono a deconcentrare il soggetto dal mondo esterno, come ad esempio tuoni, lampi ed altri stimoli, che predispongono il soggetto a ricezione emozionale non controllata dalla coscienza: la coscienza che guiderà il soggetto sarà quella dell'esperienza che sopravviene e che G. Lapassade chiama l'Io della trance (anche se quest’ultima è da lui chiamata “transe”).

Le immagini nuove che polarizzano e fanno cambiare lo stato di coscienza del soggetto sono, come è stato detto, mediate da qualche evento emozionale che precede la variazione psicofisiologica e immaginativa.

Da diverso tempo sono state avviate terapie cognitivo-comportamentali con le immagini mentali tali da riprodurre situazioni del passato e descrivere così le emozioni provate a suo tempo con la loro psicofisiologia dell'epoca. Con tale addestramento si induce o auto-induce il soggetto ad immettersi in quelle situazioni e ad adottare strategie per superarle con nuove soluzioni mediate dalle immagini mentali stesse, stimolate o modificate.

È ben vero che tutte queste tecniche riguardano situazioni stressanti, ma possono essere anche applicate per “produrre nuove immagini, che ovviamente non sono più spontanee”, cioè senza evidente stimolo “esterno”, ma provocate.

Ad esempio, tra le numerose psicoterapie, si vogliono ricordare gli esercizi superiori del training autogeno (Schultz,1935 e modifiche successive) in cui i processi “meditativi” si basano sulle capacità del soggetto di visualizzare colori, immagini, oggetti concreti e astratti, scene, persone, entità. Ed ecco che

-        la visualizzazione assume un ruolo centrale e si può psicofisiologicamente scivolare attraverso il diaframma della prova di realtà in stati modificati o alterati di coscienza, dove persone e/o entità immaginate assumono il ruolo principale della visualizzazione stessa.

Tutto questo fa parte della mente attiva, che, quando si trova aldilà della prova di realtà, è come se stesse vivendo realmente ciò che succede esperienzialmente.

A questo punto è lecito introdurre fra le immagini immaginative anche:

-        quelle che non riconoscono uno stimolo tra quelli descritti, ma provengono da altre fonti  chiamiate “spirituali” e che nel mondo delle religioni si identificano nelle varie Entità ivi presenti (già citato Holt), non come immagini “riesumate”, ma con nuove cognizioni e consapevolezza.

È logico a questo punto supporre che tali Entità abbiano un altro tipo di approccio con la mente dell'uomo, che le trasferisce negli stessi centri associativi sensoriali per comprenderle, e quindi lo stato di coscienza dell'uomo non è quello della realtà ordinaria, ma quello di uno stato modificato di coscienza di cui si possono testare pure i parametri psicofisiologici e statisticamente costruire tabelle differenziali non definitive.

Si tenga poi presente che, ad esempio la Madonna, nel mondo Cattolico, è stata un Essere umano reale e storico, e, secondo la stessa Chiesa, ancora attualmente reale, sebbene con un corpo “modificato” che stimola sempre la mente umana che la percepisce come se fosse sui canali recettivi sensoriali o più propriamente (come dimostrato) nei centri associativi dei medesimi, che la ripropongono.

Quindi, se questa Entità si manifesta nel flusso immaginativo di qualcuno e/o non in quello di altri soggetti presenti, è perché, nello stato in cui è adesso, il soggetto che dispercepisce non cade sotto l'informazione sensoriale normalmente intesa, ma sono stimolati nello stesso i centri sensoriali che l'accolgono come se fosse reale e:

-        È esperienzialmente reale (il cervello/mente non ha altri centri per decodificare ed inquadrare gli stimoli dalla realtà esterna o interna o da stati modificati di coscienza che possono manovrare come un interruttore gli stessi centri primari).  
-        Se è esperienzialmente reale, la Chiesa Cattolica, citata per le Apparizioni Mariane o di altre Entità Religiose già umane o non umane,  ha altri parametri per giudicare come oggettivo un fatto soggettivo oggettivizzato (come se il soggetto vedesse l’Entità).

La mappa degli stati di coscienza di Roland Fischer spiega il ruolo del sistema neurovegetativo a seconda della stimolazione dei suoi due componenti: l'ortosimpatico o sistema di allerta, eccitazione, ed il parasimpatico, o sistema di stato o di diminuzione degli stimoli.


Mappa degli Stati di Coscienza di Roland Fischer



Mappa della varietà degli stati di coscienza dalla percezione all’allucinazione, meglio immagine mentale, in un continuum di attivazione ergotrofica (ortosimpatica) a sinistra e percezione, meditazione o ipoattivazione per attivazione parasimpatica in aumento a destra.

La prova di realtà tra lo stato di coscienza della realtà inizia dopo l'ansietà a sinistra e dopo la tranquillità a destra, dove hanno inizio gli stati di coscienza alterati o modificati.
Il termine allucinazione non si deve intendere solo in senso patologico di disturbo mentale, ma nel senso che detta immagine immaginativa, qualunque ne sia la causa scatenante, si forma nel cervello/mente ed è proiettata all’esterno e vissuta come reale, anche se il soggetto non è più nello stato di realtà ordinaria.

3.5 I due stati estatici di Marjia Paulovic il 16/03/1986 e 18/03/1986.
3.5.1  1 evento - 16/03/1986





Ora è spento il poligrafo, che riprende quando è il soggetto è in ginocchio e inizia stato estatico di Marija (vedi anche note scritte dal medesimo operatore).



Continua la registrazione durante lo stato di “estasi” del soggetto che ha il comportamento oramai abituale dell’ “estasi” stessa.



La registrazione consta di 18’ di tracciato, con la prevalenza della registrazione del sensore vascolare periferico, cui si aggiunge durante l’evento (per motivi tecnici non definiti) la registrazione dell’attività elettrodermica con qualche discontinuità; non sono stati registrati il respiro costale e diaframmatico. È doveroso aggiungere che l’operatore, di sua iniziativa, ha sospeso la registrazione prima dell’evento per ben due volte, eliminando così il dato importante della continuità del tracciato. 
 
-        Una prima registrazione di base è avvenuta non vicino all’orario dell’evento. La sua durata è di 2’ e non è registrata l’attività elettrodermica. Mostra un tono vascolare attivo e una frequenza cardiaca tra 90’/84’; nell’ultimo minuto anche il pletismo si mostra meno tonico.

Nella registrazione pre-evento che avviene alle 17:00

-        9 minuti prima, Marjia mostra una vivace attività elettrodermica caratterizzata da onde ravvicinate e alte a più cuspidi di h tra i 10/40 mm, raggiungenti anche 50 mm, con treni d’onda decrescenti e crescenti che durano in media 25”, che
-        dopo qualche minuto si diradano, restando molto alte e irregolari; dopo 10’ rallentano e se ne evidenziano circa 10 nel tracciato. C’è da aggiungere che l’operatore sospende la registrazione e la riprende solo all’inizio, segnato come “estasi”, dopo aver spento l’apparecchio due volte, come da sue note.

L’evento (estasi) dura circa 3’ e si nota subito sull’EDA un’ incremento di onde anche dicrote alte anche 55 mm e con frequenza 16 al minuto primo di varia ampiezza e altezza,

-        nella preghiera l’EDA diminuisce a onde alte dai 10 mm ai 25 mm,
-        mentre alla fine dell’evento si hanno due onde oltre 50 mm e larghe 7” e poi, nel dopo, la frequenza dell’EDA diminuisce.

La tabella del CAM (cardio activity monitoring) è già stata segnalata (pag.163 nota 2, Verrà a visitarci dall’alto). Comunque si può constatare che le variazioni del pletismo presentano qualche treno d’onda man mano che si avvicina l’ora dell’evento, non in modo vistoso come in altre registrazioni: anzi l’innesco avviene con pletismo non modificato, cioè con onde ampie registrate, e anche durante tutto l’evento (sebbene ci sia un iniziale innalzamento della frequenza cardiaca a 122’ da 96’, dopo 30” la frequenza cardiaca è 108’, ma il pletismo si è mantenuto non in ortosimpatico tono, ma in parasimpatico tono, con rilassamento e con onde variabili, ma sempre in rilassamento. Nel dopo estasi immediato la f.c. [frequenza cardiaca] si riporta sui 120’ per riportarsi dopo 30” sui 96’. 

Commento: nella registrazione di questo evento (estasi) del 1986

-        non ci sono  le caratteristiche dell’iperstimolazione ortosimpatica
-        e, in particolare, c’è solo un innalzamento della frequenza cardiaca (22%) che non si accompagna a una riduzione del pletismo o tono vascolare, che è più precoce e che precede l’innalzamento della frequenza cardiaca.
-        È ben vero che non è stato definito il riflesso di orientamento (OR) per stabilire se il soggetto ha/o sta cambiando stato di coscienza, e cioè diventa attore/spettatore dissociandosi,
-        ma non si hanno neppure la concomitante riduzione dell’attività elettrodermica tonica (riflesso di vigilanza) e fasica (riflesso di orientamento), come dovrebbe esserci nell’hyperarousal ortosimpatico, che non è però (da segnalare) compresa nella tabella di Fischer. Quindi il soggetto potrebbe trovarsi ancora nello stato di “arousal” prima di avere il blocco ascendente degli stimoli esterni/o nella variazione dello stato di quotidianità ed avere un’immagine immaginativa che mimerebbe non con l’intensità delle caratteristiche immaginative dello stato estatico, che ha pure variazioni psicofisiologiche più evidenti.
 
 3.5.2 Secondo evento del 18/03/1986



18/03/1986. Inizio stato “estatico”, quando Marija si mette in ginocchio. 


Fine secondo episodio stato estatico di Marjia.

Questa registrazione ha una durata di circa 4’. Ha un pre-evento di 35” e un evento che dura 2’. La registrazione è incompleta: mancano il respiro costale e diaframmatico: inoltre è discontinua la traccia sia dell’attività elettrodermica che dell’attività cardiaca periferica.

Si nota però che il tono vascolare è ampio, di tipo rilassato: cioè in parasimpatico tono, quando di mette in ginocchio, presenta una breve costrizione del tono vascolare di 3” che si ripete dopo il solito tono rilassato per 5” con diminuzione del 50% del tono medesimo; ma è prevalente un’ampia onda fasica del tono vascolare e una frequenza cardiaca che si innalza 10” prima e 10” dopo. Permangono le alte onde fasiche dell’EDA, che diminuiscono dopo 60”.

La registrazione non è delle migliori e va presa come tale; tuttavia essa fa pensare come nel primo caso che non c’è stata variazione di stato di coscienza, se non un’oscillazione di arousal e non di verosimile iperstimolazione ortosimpatica. Il commento ripete già il dubbio espresso nel primo caso: ovvero che non si tratta di una variazione di stato di coscienza come ingresso in uno stato estatico come iperstimolazione simpatica.


4.         Conclusioni dell’indagine suppletiva del 2012

Il riscontro di due registrazioni, discontinue e senza alcuni parametri, come le respirazioni e la stessa attività elettrodermica discontinua, e la sospensione della registrazione in più punti precedenti l’evento, per motivi che l’operatore M.M. ha ritenuto opportuni, danno un quadro non completo della registrazione del preevento e dell’evento registrato durante una ripresa televisiva  del 1986.

Non dimostra che il soggetto testato si trovasse verosimilmente in uno stato modificato di coscienza come prevedeva la tabella di Fischer per l’estasi e quanto si era soliti registrare durante quegli eventi sia “spontanei” sia di visualizzazione personale o guidata.

Questi sono i riscontri psicofisiologici, che accompagnano e che non studiano l’immagine immaginativa presente in quei momenti a quella persona; si può notare che gli stessi commenti si possono applicare anche alla registrazione del 12/12/1998, quando Marjia mostra un’attivazione emozionale (pletismo) più intensa nel relazionare sulla sua visione che non durante la sua visione.

Le interpretazioni circa la mancanza o presenza di parametri non appartenenti allo stato modificato comportano la difficoltà dello studio di queste fenomenologie e la possibilità che non tutti gli stati modificati di coscienza abbiano le stesse caratteristiche (come dimostrato, non solo in questo studio, ma nell’ampia casistica studiata e riferita in più articoli).

Si potrebbe verosimilmente acclarare una gamma già ipotizzata di tipologie in cui lo stesso evento può appartenere a differenti stati di coscienza, tra cui anche lo stato ordinario di coscienza in via di disattivazione del medesimo (stato discreto) e di attivazione di altri stati intermedi (discreto) rispetto a quelli finali previsti, sebbene sia stata dimostrata, più o meno profondamente,  una correlazione significativa con quanto descritto nella letteratura mistica e ultimamente con l’impostata cartografia neurofisiologica di R. Fischer per il raggiungimento e l’evolversi dello stato Estatico Cattolico. 

A Medjugorje, come in altri centri apparizionali, è già stato documentato e affermato (nota 2) che i cosiddetti “veggenti ufficiali” non hanno, tutte le volte che affermano di “vedere” la Madonna, le medesime risposte psicofisiologiche che si dovrebbero riscontrare seguendo la mappa di Fischer con attivazione iperadrenergica, già presente con le stesse caratteristiche nelle descrizioni cliniche di tali manifestazioni nei secoli scorsi.      

Quindi le ipotesi già avanzate nei vari riscontri strumentali (circa una ventina di registrazione su oltre 10.000 eventi dichiarati per Medjugorje, oltre ad una cinquantina di altri soggetti con circa  un centinaio di registrazioni poligrafiche, soggetti che si erano autoproclamati veggenti/visionari. Quindi si può concludere che (vedi nota 3, pag.163 del 1988):   

-        Il soggetto si può trovare in uno stato di coscienza ordinario e quindi non presenta le variazioni previste da Fischer per lo stato estatico, ma può essere ai limiti dello stato ordinario di coscienza (SdC) ed avere lo stesso l’immagine immaginativa guida.
-        Il soggetto modifica, nella preparazione dell’evento, il suo stato di coscienza ordinario e arriva a qualche stato intermedio di attivazione simpatica senza oltrepassare però la prova di realtà e avere l’immagine immaginativa.  
-        Il soggetto riconosce come esperienziale e quindi “reale” uno stimolo della cui esperienza il soggetto è fortemente motivato e può andare oltre la prova di realtà:
quindi modifica la neurofisiologia vegetativa oltre all’immagine immaginativa.
-        Il soggetto può raggiungere uno stato di estasi Cattolica seguendo il modello psicofisiologico di tipo orientale, prevalente o concomitante (vedi registrazione del 1986) o susseguente.
-        Il soggetto entra in uno stato di estasi Cattolica psicofisiologica e ha modificazioni   che agiscono a livello cognitivo-comportamentale, e quindi modifica i riscontri psicofisiologici previsti a varia intensità dei medesimi.
-        Il soggetto non sempre segue lo schema di Fischer e/o i riscontri preparatori alla variazione psicofisiologica del suo stato di coscienza e riscontrati strumentalmente.    
                                                        
                                                                            
5.         Bibliografia consultata

1)    G. Gagliardi, Le immagini mentali che accompagnano le trance estatiche. Rievocazione con registrazione poligrafica delle esperienze estatiche alle Ghiaie di Bonate di Adelaide Roncalli a. 50 il 04/05/1988, dicembre 2010.
2)    G. Giacometti, P. Sessa, Verrà a visitarci dall’alto,1988, stampato in proprio, pagg. 160-163. Le tabelle della frequenza cardiaca sono a pag. 163
3)    A. Resch, G. Gagliardi, I veggenti di Medjugorje, Ricerca Psicofisiologica 1998, Resch Verlag, Innsbruck, 2000
4)    G. Sacco, I giochi della mente, Edizioni Melusina, 1994
5)    A. Richardson, Mental Imagery, N Y Springher,1969
6)    R.Fischer: A cartography of ecstatic and meditative states. Science, 174, N. 4012, 1971
7)     A.M. Ludwig: Altered States of Consciousness. Arch. Gen. Psychiatr, 15, 225-234, 1966
8)    C.Tart: Stati di coscienza. Astrolabio, 1977
9)    AA.VV.: La fenomenologia della coscienza normale e alterata. Theta Pubblicazioni 2000 del Centro Studi sulla Psicofisiologia degli Stati di Coscienza di Milano
10)  A. Antonietti, Le immagini, Formato file: PDF/Adobe Acrobat; www.erickson.it/erickson/repository/pdf/doc_cre_7.1.1.pdf
11)  See R. Fischer, Ann. NY Acad. NY Acad. Sci. Vol. Vol. 96 (1962): 44ff.
12)  B. Anand at et al, Electroencephalogr. Clin.Clin. Neurophysiol. Vol. 13 (l96l): 452
13)  Fischer, "Cartography", p. 298. 298.
14) Riflesso di orientamento o presenza – Wikibooks; 23 giu 2010... Il riflesso di orientamento (prima soglia) è stato descritto inizialmente da Pavlov in quanto espressione dello stimolo incondizionato... it.wikibooks.org/.../La_prima_soglia:_riflesso_di_orientamento_o_presenza_ nel_mondo -Copia cache
15)  M. Costa,  Utilizzo del riflesso di Startle per lo studio delle attività. Formato file: PDF/Adobe Acrobat - Visualizzazione rapida di riflesso di orientamento e di difesa i quali dipendevano dalle caratteristiche dello stimolo scatenante e potevano essere distinti in base... www.marcocosta.it/gipriflessodistartle.pdf
16)  Le basi neuropsicologiche del movimento; Formato file: PDF/Adobe Acrobat - Visualizzazione rapida; stimolo che provochi il Riflesso di Orientamento (Sokolov, 1973). Quando appare qualcosa, nel nostro caso, una macchina, la nostra attenzione si orienta... www.aikikai.it/quaderni/02/006_Corso1.PDF - Simili
17)  Wundt e la psicologia scientifica: Lo strutturalismo; Formato file: Microsoft Powerpoint - Visualizzazione rapida. Dopo questa serie di studi Pavlov ha parlato del “riflesso di curiosità” che poi verrà chiamato “riflesso di orientamento”, che serve ad indicare la...galileo.cincom.unical.it/corsi/ps_gen07/body.../2_Cenni_storici.ppt – Simili
18)  Il riflesso di orientaménto - Sapere.it
19)  In psicologia, riflesso di orientamento, termine introdotto dallo psicofisiologo russo I. P. Pavlov per indicare una complessa serie di reazioni...www.sapere.it/enciclopedia/orientaménto.html - Copia cache
20)  G. Lapassade, L'io nella transe, Edizioni Feltrinelli, 1984
21)  Milton Erickson, Opere complete, vol. I, La natura dell’ipnosi e la suggestione. Edizioni Astrolabio
22)  Milton Erickson, Opere complete, vol. II, Alterazione ipnotica dei processi sensoriali percettivi e fisiologici. Edizioni Astrolabio
23)  Milton Erickson, Opere complete, vol. III, L’indagine ipnotica dei processi psicodinamici.  Edizioni  Astrolabio
24)  Milton Erickson, Opere complete, vol. IV, L’ipnoterapia innovatrice (Astrolabio Roma 1982 1983 1984)
25)  Milton Erickson, Il manuale completo. Edizioni Astrolabio 1985
26)  A scuola d’ipnosi, a cura di.ZEIG (Boringhieri Torino 1983)
27) F. D’Alpa, La scienza e Medjugorje. III IL dossier Gagliardi, Edizioni Laiko 2011